BACK TO THE BASICS: il blog

Posts written by aver2330

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    Capolavoro. E’ l’unica parola che può descrivere l’opera di Ryoichi Ikegami. Ne sentii parlare già dalla sua uscita, nei primi anni novanta, e l’idea di due amici che tentano la scalata l’uno al mondo della politica l’altro al mondo della malavita per raggiungere un fantomatico Santuario mi piacque fin dall’inizio. Purtroppo finora non ho avuto la possibilità di leggerlo, ma si sa, “la ristampa fa l’uomo ladro”: soldi alla mano, ho recuperato i sei volumi della Star Comics e mi sono tuffato nella lettura. I disegni a volte mi ricordano i lavori di Hui King Sum (Super Shen e Street Fighter III) e soffrono a volte di una certa approssimazione, ma nel rendere le espressioni e le emozioni sono spettacolari; la trama è davvero coinvolgente: tiene sulla graticola senza stancare, anche se a volte ho preferito più le vicende da yakuza di Akira Hojo che non quelle politiche di Chiaki Asami. Perché leggere Sanctuary? Perché pur essendo uno spaccato della società giapponese, offre spunti anche per la società odierna: alla fine tutto il mondo è paese, con governi imbolsiti, vecchi che non vogliono dare il posto a giovani (che finiscono per essere disillusi e/o a sparire), nuovi e vecchi metodi a confronto, ecc. Perché Asami e Hojo rappresentano, ognuno nel loro ambito, un pilastro, qualcosa che si distingue da tutto quello che è venuto prima, uomini di una tempra fuori dal comune. Perché il manga è l’eterna dimostrazione di come il Giappone abbia tutto un altro modo di vedere i rapporti tra le persone ed il nudo: la nudità viene mostrata ma, esaltata dalla profondità che le conferisce il disegno di Ikegami, non è mai fine a sé stessa; Tokai, yakuza “vecchio stampo” che da mentore diventerà una sorta di braccio destro per Hojo, parlerà di “amore” e di “innamoramento”, ma questo non è da intendersi nel senso erotico- sentimentale che possiamo dargli noi: si tratta più che altro del legame di amicizia virile che si può sviluppare tra due persone, di come una delle due “subisca” il carisma dell’altra… E’ qualcosa di semplice ma allo stesso tempo molto complicato da capire per noi occidentali. La si vede anche tra Hojo e Asami, il cui legame nato nella tragedia, è qualcosa che oltrepassa qualsiasi altra cosa. Peculiare è anche il modo in cui i due hanno deciso di dividersi i ruoli (e che non svelerò per non rovinare la sorpresa), ma che con il passare del tempo capiamo essere “manovrato” oppure un segno del destino: per il carattere che hanno, per come sono, Asami non avrebbe potuto fare che il politico e Hojo essere lo yakuza. La società giapponese aveva bisogno di uscire dalla stagnazione e loro sono i due “prescelti”, ognuno con un compito, che alla fine si rivelerà essere quasi lo stesso: ridare dignità alle nuove generazioni, permettendo loro di costruire un nuovo Giappone. Sarò sincero: il non poter più prendere fumetti con continuità mi ha nuociuto parecchio, anche a livello di salute, tuttavia, prima con Monster di Urasawa e adesso con Sanctuary di Ikegami, mi ha dato modo di scoprire opere di un certo livello che (preso dalla serialità) non so se avrei mai avuto modo di leggere. Pur desiderandolo, eh! Il fatto di averli potuti leggere mi ha dato un certo senso di soddisfazione e di completezza e ora sono curioso di sapere quale altro manga “d’autore” solleticherà la mia intelligenza…
    P.S.: Poi dicono che i fumetti non insegnano niente! ‘Tacci loro, ‘gnuranti che non sono altro…

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    Una cosa su cui [...] può essere utile meditare è ciò che una trama non è.
    Una trama non è il motivo centrale della storia, o la ragione principale per cui la storia esiste. E' qualcosa che viene inserito più per rafforzare l'idea che fa da fulcro alla storia e i personaggi che vi sono coinvolti, piuttosto che per "regnare" su questi elementi. Progettare uno schema narrativo che proceda meccanicamente in linea retta non è per niente difficile[...].
    Quel che è difficile invece, è ideare una trama che riesca a provocare una reazione più forte di "E allora?".
    Perchè "E allora?" è una specie di incantesimo che rivelerà all'istante se le vostre idee di trama possiedono veramente quanto serve per riuscire a raggiungere il pubblico e a comunicargli qualcosa.

    L'Uomo Gamma evade dalla prigione in cui era rinchiuso e si aggira fuori controllo spinto dal desiderio di vendetta nei confronti del suo arci-nemico, l'Uomo Veramente Tosto. Dopo un lungo combattimento, l'Uomo Veramente Tosto capisce che se riuscirà a separare l'Uomo Gamma dai raggi gamma che sono la fonte del suo potere, il suo avversario si indebolirà e sarà battuto. Così fonde alcuni tubi di piombo presenti nell'officina idraulica che fa per caso da teatro alla loro battaglia, e rovescia il piombo fuso sull'indistruttibile Uomo Gamma, che immediatamente si blocca, immobile come una statua, lasciando vincitore l'Uomo Veramente Tosto.
    E allora?

    l'Uomo Veramente Tosto è preoccupato perchè i suoi poteri stanno gradualmente scomparendo, proprio quando sei numeri dopo, l'Uomo Gamma si libera di colpo dal blocco di piombo che lo imprigionava, cercando subito tremenda vendetta. Ma entro la fine del numero la rarissima attività solare che aveva causato la sua temporanea perdita dei poteri è cessata, permettendo al nostro eroe di fare il mazzo all'Uomo Gamma e quindi confinarlo al centro della Terra.
    E allora?

    L'Uomo Veramente Tosto è innamorato della donna delle pulizie che gli rimette in ordine la fortezza segreta, ma non osa chiederle di sposarlo, perchè questo potrebbe fare di lei un bersaglio per i suoi nemici.
    E allora?

    Viene comunemente spesa quella che a me appare come una quantità sproporzionata di sforzi nell'ideare trame assurdamente elaborate che coinvolgono dozzine di personaggi, senza che queste abbiano rilevanza alcuna con nient'altro che con sè stesse.
    Prendete un fumetto contemporaneo medio e avvicinatelo all'orecchio e potrete quasi sentire il rumore del processo al lavoro: plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot, plot...

    (A. Moore -Writing for comics pag. 53- 54)

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    ATTENZIONE (IM)PROBABILI SPOILER


    Fatto il dovuto avviso… Partiamo con una considerazione: The Flash, al netto, è un film Marvel (quantomeno dell’ultimo periodo): comicità stupida stile Spider-Man Homecoming con tratti di Watiti all’inizio, poi presa di coscienza, infine l’epica. Poi, alla fine di TUTTI i titoli di coda, una scena irrilevante che neanche ricordo. A proposito dell’inizio, carino il cammeo di Gal Gadot/Wonder Woman: come per Shazam 2 vale poco ma si tratta pur sempre di Gal ed il suo lazo della verità regala sempre scene imbarazzanti; buono pure Ben Affleck, che qua sembra per Barry una sorta di fratello maggiore/figura paterna. Purtroppo dobbiamo pagare la tassa: il Barry Allen di Ezra Miller è imbarazzante, non ce la faccio proprio a guardarlo. Capisco il suo carattere peculiare, ma davvero: non si riesce a seguirlo, la sua “corsa” (già spastica in precedenza) qui sembra più uno scivolare… E preferisco non parlare della scena del viaggio nel tempo: le animazioni erano carucce ma si capisce poco e niente e sembra che Flash stia correndo a ritroso sul nulla. Ciliegina sulla torta, Iris, nera anche qui, sembra la versione più giovane di Octavia Spencer (e da una parte è un complimento) e mi ha fatto rimpiangere Candice Patton. Una volta tanto, visto che hanno tenuto a rimarcare come il (presunto) DCU sia cosa diversa dall’Arrowverse, potevano darci un’Iris West bianca come l’originale… A questo punto qualcuno si domanderà: ma ‘sto film ti è piaciuto o fa cagare?!? La risposta arriva nella seconda parte, quando dopo il viaggio nel tempo e la comparsa di un secondo Barry Allen, irritante quanto e più del primo, la venuta di Zod sulla Terra li costringe a cercare la Justice League. Trovano il Batman di Michael Keaton, vecchio e disilluso. Se volevano giocare sull’effetto nostalgia… Ci sono riusciti in pieno!! Oltre a rivedere la famosa Batmobile, Keaton in costume, la batcaverna, finalmente avviene il miracolo: il “nostro” Barry Allen prende sempre più coscienza del casino che ha combinato e l’interpretazione di Miller sale di dieci spanne fino ad arrivare quasi a quella di Grant Gustin. Personalmente, da quel momento si può tranquillamente ignorare tutto, perché irrilevante. Persino il fatto che, alla fine della fiera, non c’è un vero cattivo: tutto si riduce infatti alle scelte fatte da Barry, alle loro conseguenze ed al capire che non c’è niente da aggiustare… Più o meno. Vagamente. Perché dopo la scena strappalacrime con la madre, considerando BatClooney che dice tutto con uno sguardo, ho il sospetto che Barry ne abbia approfittato per scambiare di posto i barattoli in modo che il padre guardi la telecamera… Che sia DCU o Arrowverse, Flash è sempre croce e delizia della timeline. ‘Tacci sua… Ah, per chi se lo stesse chiedendo: il film è da vedere, ma non serve ad una beneamata né come chiusura, né per ora come collegamento a qualcosa. Visto il tono iniziale, giusto un pò alla Justice League di Whedon e a quella di Snyder come canovaccio. Per il resto, per me dovevano far uscire questo film e stop. Almeno non è una fezza. Oltretutto, con la scena dei mondi che si scontrano e distruggono, si è rivisto Lui (al secolo Christopher Reeve), Helen Slater nel ruolo di Supergirl, Jay Garrick/Teddy Sears (per ovvie ragioni non necessariamente un bene) e addirittura abbiamo potuto dare uno sguardo al Superman di Nicolas Cage, che forse grazie alla CGI non sembra neanche tanto malaccio…
    P.S.: A me Sasha Calle come Supergirl non dispiace, ma anche lei serve a poco. E la scena dei neonati a me è piaciuta, soprattutto “ampliata” durante i titoli. Certo, avrei fatto a meno della faccenda del rapporto calorie/energia, ma come ho detto abbiamo una tassa da pagare.
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    Messomi in pari con My Hero Academia, sono sorte un paio di considerazioni... Da quello che ho letto sul manga e da quanto è stato scritto su internet, non avevo tanto torto nel dire che dopo la battaglia di Kamino la questione non sarebbe stata più tra All Might e All For One ma tra Tomura Shigaraki e Midoriya Izuku; messa da parte la faccenda clone o meno di AFO, la follia e la determinazione di Shigaraki si dimostrano più intense di quanto il suo mentore si aspettasse: egli infatti rifiuta di lasciarsi assorbire, continuando a voler combattere con Deku. A questo proposito, più ci penso e più sono convinto che tra All for One e One for All, al di là dell’origine e dei propositi, non ci sia tanta differenza. Mi spiego. Per poter battere finalmente AFO, alla fine si possono percorrere due strade: 1) quella usata finora, ovvero accumulare una potenza tale da annichilire qualsiasi quirk, come successo con All Might nei due scontri che Toshinori ha avuto con All for One, di cui quello di Kamino rappresenterebbe la chiusura definitiva dei conti. Infatti la potenza del One for All è stata tale da surclassarlo anche non essendo al massimo. 2) La singolarità dei quirk, il manifestarsi delle unicità di tutti i possessori precedenti, cosa che porta ad un sostanziale pareggio di forze o quasi: All for One e Tomura dispongono di quirk multipli così come Deku. Sta a vedere adesso come si evolveranno le cose… Un’altra cosa a cui ho pensato è che pur essendo “erede” di altri manga come il celebre Dragon Ball, Naruto e One Piece, My Hero Academia se ne differenzia, forse superandoli, per quello che riguarda la gestione dei personaggi e l’evoluzione della storia. In DB, alla fine, i terrestri “normali” vengono quasi accantonati (rimane il solo Crilin), Piccolo e Gohan fino all’altro giorno (?!?) sono stati usati MOLTO al di sotto delle loro potenzialità fino ad essere sorpassati da “ripescaggi potenziati” come C-17 o Freezer (uno con meno logica dell’altro, ma tant’è…): tutto poggia sui soli Goku e Vegeta; in Naruto, tutti i ninja di Konoha sono stati progressivamente abbandonati e la battaglia finale ha visto in gioco i soli Naruto, Sasuke e Sakura più Kakashi a fare da pandant: i kage, che dovrebbero essere i ninja più forti dei loro rispettivi villaggi non sono stati neanche capaci di reggere l’urto di Madara Uchicha sotto effetto della Tecnica della Resurrezione (non parlo del dopo che è meglio). Ma su questo metto le mani avanti, visto che ho il manga monco e mi sono dovuto basare su quanto visto nell’anime. Con One Piece, almeno per quanto visto finora, Luffy e compagni si stanno evolvendo bene o male tutti insieme secondo le loro abilità, salvo il fatto che Eichiro Oda la sta tirando eccessivamente per le lunghe. E veniamo finalmente a My Hero Academia: qui tutto è perfettamente legato, ogni personaggio ha il suo posto e il protagonista, Midoriya Izuku, pur elevandosi progressivamente, viene sempre supportato dai compagni: come in One Piece con la Ciurma di Cappello di Paglia, Bakugo, Todoroki, Uraraka, Iida e gli altri diventano sempre più forti, superando le loro difficoltà e affiancando Deku al meglio (vedasi come riescono a farlo tornare in sé dopo il periodo “in solitaria”); la battaglia finale è fatta di altre “piccole battaglie” e vede ognuno dare il suo contributo e affrontare il proprio avversario: Uraraka con Himiko Toga, Todoroki con il fratello Toya, Eraserhead con Kurogiri, Bakugo e Deku (con l’aiuto degli altri) contro All For One e Tomura Shigaraki. Sottolineo poi, ancora una volta, come l’anime sia quasi senza filler e riprenda pari pari il manga… Che si avvicina alla fine. Scusate se è poco, di questi tempi.

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    Sono passati pochi mesi da quando è caduto il sessantesimo anniversario dalla pubblicazione dell'ormai mitico Amazing Fantasy 15, che vide il debutto dell'Uomo Ragno.
    L'Uomo Ragno è indubbiamente il mio personaggio preferito, con cui sono cresciuto con alterne vicende.
    Non ho condiviso alcune scelte editoriali e di conseguenza per anni mi ci sono allontanato.
    Però approfittando dell'evento ho pensato di riesumare una mia vecchia nota che avevo sul mio profilo facebook in cui mettevo in fila le mie venti storie preferite di Testa di Tela.
    Ovviamente è una sorta di classifica fatta col cuore. A certe storie, infatti ci si affeziona anche se magari non sono dei capolavori ma perchè le si leggono in momenti particolari della nostra vita.
    Si parte naturalmente dal fondo...

    #20. Le ali della Vendetta (UR star 28) Stern-Romita jr.

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    Le ali della vendetta



    Tutto cominciò con questo numero...
    Certo avevo già letto di Spidey, sulla Corno, per esempio, e da piccolo compravo regolarmente il giornalino Supergulp.
    Dopo aver comprato questo numero, tuttavia, decisi che avrei recuperato il "tempo perduto" e cominciò la mia accanita ricerca dei vecchi numeri Corno fino ad arrivare appunto a questo della Star.
    La storia è tipica di quelle di passaggio tra la fine di una saga e l'inizio di quella mitica del primo Hobgoblin.
    E' anche una delle prime prove di Romita jr che non aveva ancora definito il suo inconfondibile stile.


    #19. La Mosca Umana (UR Corno 217) Mantlo- Kane


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    La Mosca Umana



    L'annual numero dieci di Amazing vedeva il debutto della sfortunata Mosca Umana. Anche questa non è che fu una storia indimenticabile, anzi in molti versi ricorda le origini dello Scorpione, ma il personaggio mi attrasse subito: il design del costume e il fatto che poteva essere davvero la nemesi del Ragno, insomma mi ritrovai da giovinetto a sperare in un suo ritorno che però avvenne solo sporadicamente.
    In effetti il personaggio era troppo piatto per reggere a lungo a meno di non metterci mano e trasformare un ladruncolo con superpoteri in qualcosa di più...
    Peccato però...


    #18. Nel fulgore della lotta (UR Corno 78) Lee- J. Buscema


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    Nel fulgore della lotta



    La saga di Lizard preso tra l'Uomo Ragno e la Torcia è stato il mio primo albo Corno, nella versione Gigante, che ho letto. Lo trovai spettacolare e, in qualche modo, strano.
    Spidey doveva sì difendersi da Lizard ma doveva anche impedire alla Torcia Umana di fargli del male, dato che il suo obiettivo era quello di curare l'alter ego dell'uomo rettile.
    Per la prima volta vedevo l'eroe di turno che non aveva solo l'obiettivo di punire il cattivo e metterlo in prigione a suon di botte, ma che in qualche modo addirittura lo difendeva da se stesso e dagli altri e cercava il modo di curarlo.
    Questo lo rendeva molto umano e me lo fece preferire una volta per tutte a tanti altri personaggi a fumetti troppo tutti d'un pezzo e senza macchia e senza paura. Soprattutto senza nessun dubbio che li sfiorasse minimamente.


    #17 Se la morte è il mio destino - La spada e la diavola ( Speciale Ur Classic) - C. Claremont, J. Byrne


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    La copertina del numero precedente a quello citato: La notte del Dragone



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    La Spada e la Diavola



    Un ex aequo per queste due storie tratte da Marvel Team-up e scritte dal duo di autori che di lì a poco avrebbe trasformato la testata degli X-Men in una vera miniera d'oro e non solo dal punto di vista economico...
    Come nella tradizione della testata, Spidey incontra di volta in volta un personaggio Marvel cui si allea. Nella prima storia appare Kulan Gath, un mago malvagio proveniente dal passato e intenzionato a gvernare il mondo.
    Ad aiutare Spidey accorre Red Sonja, un personaggio preso dalle pagine di Conan, che prende possesso del corpo di Mary Jean per fermare lo stregone.
    Kulan Gath lo trovai molto affascinante come personaggio e ho sempre pensato che avesse molte potenzialità. Ma essendo apparso solo un'altra volta, almeno così mi risulta, forse non è stato sfruttato appieno.
    Nell'altra storia l'Uomo Ragno cerca di salvare la vita di Pugno d'Acciaio che, assalito da Serpente d'Acciaio, suo vecchio rivale, viene privato dei poteri e prosciugato della sua energia vitale. Più che protagonista, qui Spidey fa quasi da spettatore alla tragedia che si sviluppa attorno a lui e che trova quasi incomprensibile.


    #16 ...Che cos'era Carrion?( Ur Star 104) - Gerry Conway Sal Buscema

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    Uno sprovveduto collega di università di Peter, invidioso dei suoi successi trova per caso il virus di Carrion e ne rimane infettato.
    Questo è solo uno dei tanti tentativi fatti nel tempo da vari autori del Ragno di districare la matassa creatasi con la saga dello Sciacallo, terminata con molti punti oscuri e difficilmente "digeribili".
    Uno di questi era la capacità di Miles Warren di creare cloni in genrale e quindi anche di Carrion, suo clone in grado di "respingere la vita stessa".
    A me Carrion piaceva più che il suo stesso "creatore" e questo episodio che riesuma il personaggio è davvero notevole.
    Infatti lo studente infettato si ritrova senza speranza di guarigione a condividere i ricordi dello Sciacallo e quindi anche l'odio per Spidey ma sa anche che non potrà mai tornare a vivere la vita normale di prima.



    #15 L'incredibile( Ur Corno 101) - S. Lee, G.Kane

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    Il numero 100 di Amazing fu per me un po' diciamo...strano da leggere, forse perchè per la prima volta vedevo due generi letterari, quello dei supereroi e quello horror, quasi fusi insieme.
    Peter decide di rinunciare ai suoi poteri e crea una formula che gli dovrebbe permettere di curare la radioattività nel suo sangue. Ma qualcosa va storto: diventa un vero ragno umano con sei braccia!
    Per tornare normale dovrà affidarsi a curt Connors alias Lizard e affrontare Morbius, il vampiro vivente, al suo debutto nella saga dell'Uomo Ragno.
    Personaggio molto sofferto, sempre in bilico e pieno di sensi di colpa, Morbius contribuì a dare alla serie un taglio horror e decisamente più cupo, atmosfere molto adatte al tratto del bravo Gil Kane.


    #14 Schiacciare il Ragno( Ur Corno 66/67) - S. Lee, J.Romita Sr.

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    Ho sempre ritenuto questa storia un piccolo gioiellino.
    L'Uomo Ragno viene intrappolato da Mysterio che gli fa credere di essere rimpicciolito alle dimensioni di un insetto usando suggestioni post-ipnotiche e automi giganti. La storia la trovai subito molto divertente e avvincente. Come era tipico in quel periodo, veniva sapientemente bilanciata la parte "avventurosa" con la soap, quasi in una partita di ping-pong.
    Mysterio rappresenta un pò uno dei supercriminali dell'età "romantica" dell'Uomo Ragno: privo di superpoteri, cerca di sconfiggere Spidey usando trucchi e illusioni. Man mano che la serie diventerà più cupa lui e altri criminali simili usciranno di scena...Peccato perchè preferivo sicuramente lui a tipi come Venom.


    Edited by aver2330 - 5/11/2023, 19:19
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    Come verrebe combattuta una guerra interplanetaria?
    A questa domanda hanno risposto tanti autori di fantascienza con risultati diversi, anche molto fantasiosi.
    Prendiamo, ad esempio, le due saghe fantascientifiche più famose della celluloide, cioè Star Trek e Guerre Stellari.
    Nella prima si è scelto di prendere come modello le battaglie navali del '600 e '700: enormi navi che si fronteggiano a cannonate fino al momento dell'arrembaggio. La scelta era strumentale, dato che l'Enterprise era una moderna nave che solcando il mare infinito delle galassia esplorava mondi nuovi.
    In Star Wars si sono prese ancora a modello le battaglie navali, ma stavolta quelle della II guerra mondiale. In questa saga infatti veloci caccia monoposto si fronteggiano nello spazio, lanciati a colpire astronavi ammiraglie e incrociatori ( per non parlare del planetoide artificiale detto la Morte Nera).

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    C'è poi un altro punto su cui spesso si sorvola ed è la relatività del tempo. Sempre prendendo come esempio le due saghe di cui sopra, entrambe considerano che il tempo scorre nello stesso modo ovunque. Per cui le comunicazioni, ad esempio, tra Enterprise e le basi terrestri sono immediate e il tempo soggettivo dell'astronave è uguale a quello del nostro pianeta.
    Ma secondo la fisica quantistica nessuno delle due soluzioni si avvicina neanche lontanamente alla realtà.
    Haldeman parte da invece proprio dai concetti della teoria della relatività che altri autori ignorano o minimizzano per mostrarci come sarà combattuta una guerra del futuro su pianeti lontani.
    Lo scenario che ci mostra è a dir poco desolante: la guerra con gli alieni scoppia quando un'astronave terrestre viene abbattuta senza un motivo apparente e senza chiedersi quali erano le motivazioni dell'aggressione o provare a comunicare con gli alieni, si passa ai fatti direttamente reagendo militarmente all'attacco.
    Il teatro delle operazioni, tuttavia, è lontano anni luce dalla Terra per cui mentre per chi combatte passa qualche anno, sul nostro pianeta passano decenni, addirittura secoli.
    Il risultato è che i soldati terrestri, man mano che va avanti il conflitto, si trovano sempre più estranei a quel pianeta che dovrebbero difendere, tanto da preferire di restare in eterno sul fronte piuttosto che tornare e trovare la Terra popolata da alieni perchè tali sembrano ai reduci vecchi di centinaia di anni. Anzi a causa del ritardo delle informazioni e delle comunicazioni continuano a combattere anche a guerra finita.
    Insomma un bel libro che ci mostra come la guerra sia deleteria anche per chi ritorna a casa vivo ma non intatto, anche se viene combattuta in un futuro anteriore. E come succede ora chi si ricorderà dei reduci mandati a morire anche inutilmente in posti così lontani da non sapere nemmeno il loro nome?





    Edited by aver2330 - 6/6/2022, 18:37
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    Ci sono autori che se anche avessero scritto una sola opera, un solo fumetto, meriterebbero comunque di entrare nella Storia, se non nella Leggenda (le maiuscole non sono un caso). Neil Gaiman è uno di questi. Con il suo Sandman ha creato una nuova mitologia, mettendo al centro non sai quale saga, quale lotta tra bene e male, ma le Storie in quanto tali: piccole o grandi che siano, epiche o banali. Il protagonista di tutto è Morfeo, il Plasmatore, il Re e Custode dei Sogni: è Sogno (Dream in inglese) uno degli Eterni, ovvero assieme ai suoi fratelli Death, Destino, Disperazione, Delirio (ex Delizia), Distruzione e Desiderio, incarna quei sentimenti, quei concetti, attorno a cui ruota tutta l’esistenza umana. Nello specifico, Sogno/Morfeo si occupa dei sogni e delle storie, di quelle narrate e di quelle che non lo saranno mai: tetro, a volte autoritario e distaccato, a volte malinconico, egli viaggia tra i sogni delle persone, in un certo senso li protegge. Tuttavia, nella scrittura di Gaiman, parlare di “protagonista” è quantomai labile, in quanto attorno a Morfeo e alla sua iniziale cattura si muoveranno personaggi ed eventi tutti legati l’uno all’altro, per cui il Plasmatore è il fulcro, il punto d’inizio attorno a cui avviene tutto. Pensateci, è tutto concatenato: il Re dei Sogni viene catturato, per sbaglio/fortunatamente, da un gruppo di sedicenti (ma anche quindicenti) mistici che volevano imprigionare invece sua sorella Death, la Morte; le persone che dormono non si svegliano più, e tra loro c’è Unity Kincaid, che rimane misteriosamente incinta; decenni dopo, una volta che il Signore dei Sogni si è liberato, Unity si ricongiunge alla figlia perduta e a sua nipote Rose Walker; Rose va quindi alla ricerca di suo fratello Jed insieme al simpatico Gilbert e finiscono ad un convegno di serial killer in cui l’ospite d’onore è Il Corinzio, uno dei Sogni (in questo caso incubi) scappati dal Regno dei Sogni durante la prigionia del suo sovrano; Gilbert si assenta lasciando a Rose un biglietto con su scritto un nome da pronunciare il caso di pericolo, cosa che avviene quando la ragazza viene aggredita da Fantaland. Indovinate qual è il nome? Esatto: “Morfeo” (mi vengono i brividi solo a ricordare la scena). Il Signore dei Sogni appare e sistema tutta la faccenda, mettendo fine all’esistenza del Corinzio e facendo realizzare ai serial killer presenti la vacuità della loro esistenza. Ma come faceva Gilbert a conoscerlo? Presto detto anche questo: si tratta in realtà non di una persona, ma di un altro sogno transfugo, ovvero Il Paradiso dei Marinai. Si scopre poi che Rose non è altro che un Vortice, ovvero un’entità in grado di generare caos all’interno del Sogno, unendo i sogni di tutti indistintamente. MA. Il vero Vortice doveva in realtà essere Unity, se non si fosse addormentata e non fosse stata messa incinta. A questo punto, tanto per non farci mancare niente, la nonna interviene: l’ordine va ripristinato e la cosa richiederebbe il sacrificio di Rose. Ma Unity si sostituisce a lei e si scopre che ad ingravidarla è stata la sorella/fratello di Morfeo: Desiderio. Il tutto, a quanto ho capito, per ripicca verso l’alterigia/pomposità del fratello: l’uccisione di Unity o di Rose avrebbe scatenato le Eumenidi, che compaiono per punire chi si macchia del sangue di un congiunto, distruggendolo. Finito questo, Rose se ne va e ritorna al palazzo in cui vive. Da notare che anche Jed è collegato al Sogno, dato attraverso i suoi sogni è in contatto con il defunto Hector Hall e sua moglie Lyta: Hector è stato infatti convinto dai transfughi Brute e Glob a prendere il ruolo di Sandman, eroe protettore dei sogni. Si, viene un po’ da ridere. Molto meno quando Morfeo verrà a porre fine alla questione rimandando Hector nel regno dei morti e dicendo ad una sconvolta Lyta e il figlio Daniel apparterrà a lui.

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    Comunque sia, tra gli inquilini del palazzo di Rose c’è una coppia di nome (non scherzo) Barbie e Ken: la coppia finisce per separarsi a causa della manifestazione del Vortice e lei va ad abitare in un altro palazzo dove c’è anche una coppia di lesbiche, Hazel e Foxglove. Questa coppia, insieme alla strega Thessaly, partirà al (maldestro) salvataggio di Barbie quando si scoprirà che i sogni che lei fa sono collegati al Regno del Sogno e derivano da un’ennesimo “contrattempo” dovuto alla prigionia del Plasmatore. Naturalmente, anche stavolta Morfeo sistemerà tutto. Da notare che Hazel e Foxglove compariranno, prima come comprimarie e poi come protagoniste, dei due volumi dedicati a Death: L’Alto Costo della Vita e Il Grande Momento della Tua Vita. Roba che l’albero/cespuglio darwiniano levati… Sullo sfondo di tutto questo, forse parallelamente e forse no, ci vengono narrate altre storie e vicissitudini che ci illuminano sul Plasmatore: Nada, principessa africana, che amò Morfeo ma si rifiutò di esserne consorte, perché gli esseri umani non devono avere legami con i superni, e che fu da questi condannata alle pene dell’Inferno. Letteralmente. Almeno finchè una riunione di famiglia ed il rimbrotto di sua sorella Death non convinsero il Signore dei Sogni ad andare a riprendersela… Dando così la scusa a Lucifero di lasciargli il regno (che poi sarà restituito al Paradiso) e di prendersi una vacanza. Calliope, ninfa ex sposa di Morfeo e madre di Orfeo (di cui ci verrà narrata la triste vicenda): come Sogno, anche lei verrà catturata, ma i suoi tormenti saranno maggiori. Liberatosi dalla sua prigionia, Il Signore dei Sogni penserà anche a liberare lei e punire il suo ultimo aguzzino. Hob/Robert Gadling, un uomo convinto che per non morire basta volerlo: guarda caso, mentre lo diceva venne sentito da Morfeo e Death. Lo scintillio nell’occhio di lei mi fa pensare che l’abbia fatto apposta a renderlo immortale: vuoi perché lo trovava divertente, vuoi perché… Hob diventerà forse il miglior amico del fratello, con cui si incontreranno ogni 100 anni in quella stessa locanda. Guarda caso lì si trova anche un certo William Shakespeare, a cui Morfeo chiederà di scrivere per lui due storie: una sarà Sogno di una Notte di Mezza Estate, che verrà rappresentata poi in una radura davanti ai veri Oberon e Titania ed alla loro corte, l’altra… Ci arriveremo. Incontreremo anche l’imperatore Norton, primo imperatore degli Stati Uniti per soli 50 centesimi alla settimana: un poveraccio rimasto coinvolto in una sfida tra Desiderio ed il fratello. A proposito di quest’ultima, apro una parentesi: come gli altri, è la personificazione di un concetto, il “desiderio di”. Non conta che sia di un oggetto, una persona, maschio, femmina… In un certo senso Gaiman fin da allora ha dato una dimostrazione di uguaglianza tra gli esseri: tutte le categorie che usiamo sono semplicemente una nostra invenzione, la realtà è molto più vasta. C’è però da dire che anche il resto della famiglia viene caratterizzato benissimo: Distruzione è l’unico ad aver abbandonato il suo Regno di competenza. Nonostante il nome, è un pò il buontempone, quello che porta allegria e funge da collante: se Sogno ha il corvo parlante Matthew, lui ha il cane Barnaba, con cui avrà degli scambi esilaranti. Personalmente, non ho mai capito perché abbia abbandonato tutto, forse perché ha capito che tutto va avanti anche senza di loro… Fattostà che tra un racconto e l’altro comparirà spesso, dando prova di saggezza. Il summenzionato Barnaba sarà ceduto alla sorella Delirio quando questa lo troverà dopo una ricerca in cui coinvolge anche Morfeo… Ed anche lei, come gli altri (con l’eccezione forse di Death) è un caso strano: prima il suo nome era Delizia, ma è successo qualcosa che l’ha resa una simpatica squinternata, che dice frasi sconnesse. Salvo che dimostrerà una saggezza maggiore di quanto ci si aspetti, anche se è difficile per lei rimanere “sana” troppo a lungo… Non si sa come, perderà Barnaba per poi ritrovarlo durante il finale della serie. O forse è lui a ritrovare lei. Non chiedete. Tutte le vicende narrate troveranno la loro chiusura nella saga finale, Le Eumenidi: in seguito al rapimento e alla (presunta) morte del figlio, Lyta Hall penserà che sia tutta colpa del Signore dei Sogni ed il suo desiderio la porterà a scatenargli addosso le Eumenidi, le Erinni. Questo perché, in cambio del suo aiuto nella ricerca di Distruzione (bell’aiuto, era nell’isola vicina…), Orfeo, ormai ridotto da secoli alla sola testa, chiederà al padre di porre fine alle sue sofferenze. Il sangue della famiglia è stato versato: il Regno dei Sogni verrà piano piano distrutto fino a quando il suo sovrano non si sacrificherà. Il suo posto verrà preso da un trasfigurato Daniel, ora il nuovo Sogno: in realtà non era morto, ma era stato rapito da Puck e Loki e salvato dalla nuova incarnazione del Corinzio (creata appositamente per trovarlo). Piccola nota: indovinate chi era la babysitter del pargolo? Rose Walker. Di nuovo lei. Ora non rimane che celebrare il funerale per Morfeo, alla cui Veglia (splendidamente illustrata da Michael Zulli) saranno presenti, in un modo o nell’altro, tutti quelli che abbiamo conosciuto finora. Ci sarà persino Distruzione, a modo suo: non parteciperà al rito, ma mangerà con il nuovo Sogno e gli darà saggi consigli. Nell’epilogo, Hob avrà modo di parlare con Death, ricordando l’amico… E decidendo, ancora una volta, di voler vivere. La fine, almeno per l’edizione Planeta in mio possesso, sarà dedicata alla stesura de La Tempesta da parte di Shakespeare: una volta completata, egli incontrerà (nel sonno) il suo committente, alla quale potrà finalmente chiedere perché. Perché ha scelto lui? Perché quelle due opere? Morfeo gli risponderà che è per via del suo talento nel dare voce ai personaggi e perché nonostante egli sia il Principe delle Storie, a differenza di Shakespeare non ne ha una che possa dire sua. Ripensando alla Veglia e a tutto quello che c’è stato prima, Morfeo è come Prospero: anche per lui giungerà/giunge il momento di distruggere la bacchetta e mettere da parte ogni magia. Con qualche tentennamento e qualche pausa, però devo dire che la scrittura di Gaiman, il suo Sandman, le sento “mie”, in un certo senso mi rispecchiano. Alcuni dicono che i miei articoli dovrebbero essere più lunghi, magari con qualche informazione in più… Beh, per la lunghezza non posso fare molto. Per il resto, come per il Sandman di Gaiman, anche per me l’importante sono le Storie, i vari personaggi nella loro “vita”: non mi interessa molto quando è stato fatto cosa, piuttosto che sia avvenuto e come abbia influito sull’argomento di cui scrivo
    P.S.: Sono perdutamente, inesorabilmente, innamorato di Death. Ecco, l’ho detto
  8. .

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    Tutta imbacuccata, infreddolita, ti accucci sotto l’ombrello cercando di affrettare ancora il passo sotto il diluvio che stasera proprio non accenna a diminuire d’intensità.
    Finalmente volti l’angolo e imbocchi l’ultimo rettilineo che ti porterà a casa, ma, d’improvviso, ti prende una strana inquietudine, rallenti, vorresti, d’istinto, tornare indietro. Ma dove? E, soprattutto, perché? Non sai spiegartelo: casa tua si trova in fondo a questa strada, è lì che devi tornare.
    Ti dici che la stanchezza di una lunga giornata di lavoro ti sta giocando qualche brutto scherzo, ma intanto hai rallentato il passo e ti guardi attorno, cauta.
    Il rumore secco di colpi di pistola ti gela all’istante: che sta succedendo, ti chiedi mentre l’inquietudine si è voltata immediatamente in panico, da dove…?Dal vicolo distante pochi metri da te senti delle urla e tu, invece di fare la cosa più saggia ed andartene, muovi un passo in quella direzione tenendoti ben stretta all’ombrello, quasi fosse la tua unica difesa. Al tuo secondo passo qualcosa sfreccia fuori dal vicolo, come un sacco di stracci oppure…Sgrani gli occhi quando ti accorgi che, accasciato al suolo, c’è un uomo, svenuto evidentemente, che stringe ancora una pistola. Così passi dal panico alla curiosità di sapere cosa sta succedendo esattamente.Il vicolo è cieco ma si allarga velocemente divenendo il piazzale di un deposito abbandonato. Al centro di esso due figure stanno lottando illuminate, a tratti, dai pochi lampioni ancora funzionanti. Nascosta dietro un cassonetto dei rifiuti dopo qualche attimo riesci a vederli più chiaramente e, soffocando un grido di sorpresa, riconosci uno dei due.
    E’ il tuo ex ragazzo che, come passatempo, fa il vigilante mascherato. “Che razza di passatempo…” , pensi oziosamente mentre osservi il logo per porta sul braccio. D'altronde l’hai lasciato proprio per questo: chi riuscirebbe ad amare una specie di fenomeno da baraccone, sempre a correre pericoli assurdi, senza nessuna prospettiva di una vita normale. Eccolo lì, che gira in tondo con quell'altro tipo armato di coltello. Dall’ultima volta che l’hai visto ti sembra ancora più orribile, mette quasi paura. Indossa un’uniforme scura, ora; il viso è coperto da un cappuccio e anche gli occhi sono coperti, nascosti da un paio di lenti a specchio. Porta, adesso, i capelli lunghi, raccolti a coda di cavallo che, a causa della pioggia e del sangue gli si sono tutti attaccati addosso ed allo spadone che porta dietro alla schiena; a completare l’armamentario, ai fianchi porta un cinturone con due pistole. Sanguina da una spalla e da vari tagli superficiali che deve avergli fatto il tipo.
    Mentre ti chiedi come mai lui si stia difendendo a mani nude, senza nemmeno estrarre almeno la spada, il ceffo, che non è affatto ben messo a causa di un occhio che gli si gonfiando vistosamente e un labbro spaccato da cui gronda sangue, decide di affondare. Lui ferma l’attacco a mezz’aria bloccandogli il polso e, senza sforzo apparente, accompagnato da un suono orribile, quasi… liquido, glielo spezza. Poi, con la stessa mano, lo colpisce con un fortissimo manrovescio mandando al tappeto.
    Tutto avviene in un lampo ma l’urlo del ceffo ti rimane nelle orecchie, ancora e ancora. Una parte di te si chiede cosa ci fa lì, che ha paura, che quell'urlo non ti uscirà mai dalle orecchie, resterà lì come un sottofondo di orrore, per tutta la vita. Tuttavia rimani lì, dietro quel cassonetto, ormai troppo terrorizzata per muoverti, mentre lui si avvicina al ceffo lentamente; con la stessa sconcertante lentezza calcia via il coltello e poi… eccolo che in lampo lo ha sollevato e, senza sforzo, lo ha letteralmente appiccicato al muro. Ecco… sta parlando… aguzzi le orecchie, cerchi di capire cosa dice.
    “Allora Bruno io sto perdendo la pazienza, smettila di piagnucolare. Su, dimmi quello che voglio sapere, così ti lascio in pace”.
    “Vaffanculo, bastardo!! Cosa vuoi da me? Io non so niente, di quel tipo…Chi cazzo lo conosce? Non lo conosco…Mi hai capito?… Mi hai…”
    “Bruno, Bruno… Non dirmi bugie… “.
    Ha avvicinato il suo viso a quello del suo antagonista… Mio Dio, pensi, quest’esperienza se la ricorderà finché campa, il tipo. Ma non pensavo che lui fosse così… era tranquillo, dolce quando io e lui… ora invece sembra un mostro, anzi è un animale che si diverte con la preda!…
    “Avanti, Bruno, dove si nasconde? Possiamo andare avanti anche tutta la notte...”
    Devi andare via, dici tra te e te, basta, quello là non è il tipo gentile, un po’ imbranato, premuroso che hai imparato ad apprezzare. No quel tipo là è uno schizofrenico, un pazzo, hai fatto bene, pensi, a lasciarlo dopo tutto quello che ti ha fatto passare, le sue assurde rivelazioni… No! No! Non pensarci più e vattene da lì!Fai qualche passo indietro e ti allontani dal cassonetto quando un’ombra ti passa davanti: è quell’altro, quello con la pistola che, evidentemente, era rimasto solo stordito dal volo di poco fa. Non ti ha visto intento com’è a puntare la pistola e…
    “Attento!!!”, urli con tutto il fiato che hai in gola, ma così attiri l’attenzione verso di te e ti ritrovi a gambe all'aria per il violento spintone ricevuto dal tipo che urla a sua volta.
    ”Ehi, stronzo! Prima ti ho preso solo di striscio, bastardo, ma adesso ti ammazzo!” .
    Ecco che prende la mira, ma lui è sempre più veloce: infatti ha già estratto una delle sue pistole dalla foggia strana e ha tirato il grilletto.Nessuna esplosione, nessun lampo. Si sente solo un sibilo sordo e l’urlo agghiacciante del ceffo con la pistola che subito dopo si accascia a terra; stavolta sembra più morto che vivo. Mentre ti rialzi, ormai bagnata fradicia, lo scorgi che ora ha puntato l'arma contro l’altro.“ Allora Bruno, adesso passiamo alle cattive: la vedi questa? E’ una frusta neurale. Non uccide ma blocca tutti i centri nervosi per un po’ e fa male, un male cane: la tua frattura moltiplicata per dieci. Allora, che mi dici?”.
    Bruno prende a piangere. “ No, no! Basta, ti prego, parlo…io parlo…ma tieni lontano quell’affare! Lui e la sua banda si sono rintanati nella vecchia caserma abbandonata dopo il ponte a V…”
    “So dov’è Bruno, grazie. Ora dormi per un po’ ” e col calcio della pistola lo colpisce proprio dietro l’orecchio facendolo svenire.
    Poi si gira verso di te e mentre mormora tra sé qualcosa circa una trappola ti si avvicina. Sembra che non ti abbia ancora riconosciuto, così ti avvicini al lampione più vicino cercando di dominare il tremore. Lui non rallenta, se è sorpreso di certo non lo dà a vedere, solo lo senti mormorare tra i denti il tuo nome.Per quanto tempo restate l’uno di fronte all’altra? Non lo sai. Poi, alla fine, la voce ti ritorna.
    “Sei ferito”
    “…"
    “Quel tipo lì, che gli hai fatto? L’hai ucciso?”
    "…"
    ”“Ma dì qualcosa!?! Cosa sei diventato, mi sembri…"
    “Cosa ci fai qui?”
    “Stavo ritornando a casa. Ricordi? E’ proprio qui dietro”
    “Casa…tua?…”
    Stavolta sembra sorpreso, confuso, te ne accorgi subito.
    “Già, scusa, hai ragione. Mi era proprio passato di mente. Torna a casa, allora, che qui è tutto finito.”
    “Ma cos’è successo? Perché ti sei accanito con quei due? Cosa…”
    “Hi-Le è morta, Sara. L’hanno uccisa”
    Hi-Le Huan te la ricordi, certo che te la ricordi! Mite, gentile, sembrava la saggezza fatta persona. Era quasi una madre per lui…lui che una madre non l’ha mai avuta ...Ti viene da piangere, ma devi capire.
    “Come…Come…”
    Niente, non riesci a finire la frase ma lui ha capito. Ti ha sempre capito al volo, ti dice una voce lontana lontana.
    “Una bomba, nel suo appartamento… Non abbiamo neanche potuto…il suo corpo dilaniato…”.
    Sembra una marionetta rotta, adesso, si è ingobbito e forse sotto quell’orribile maschera…
    “Levati la maschera, ti prego. Così, così mi fai paura…”
    Ti avvicini ma lui fa un passo indietro: sembra che si sia già ripreso.
    “Và via, Sara! Non è posto per te, questo. Apparteniamo a due mondi diversi, ormai. Resta nel tuo, al sicuro. Non voglio che ti accada nulla, mai più."
    “E tu perché ci rimani, nel tuo?” Urli.
    Lo odi quando fa il retorico, l’eroe a tutti i costi.
    “Non puoi avere anche tu una vita normale, come me, come tutti noi?”
    “Io sono un mostro, me l’hai detto anche tu, una volta. Sono un disadattato, un egocentrico, uno schizofrenico che ha la pretesa di voler cambiare un po’ di mondo attorno a lui. Peccato che non sempre me lo permettano. Ed ora và a casa!”
    Dal bracciale sinistro lancia un filo di nylon che si aggancia chissà dove; un attimo dopo è sparito, non c’è più.
    Resti lì a farti bagnare dalla pioggia ancora un po’, poi, guardandoti attorno, ti ricordi di quegli altri due, svenuti a due passi da te.
    Corri a casa senza nemmeno raccogliere l’ombrello, chiedendoti se riuscirai a prendere sonno, stanotte.
  9. .

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    C’era una volta, tanto tempo fa, quando lettori e case editrici erano (meno) crudeli e meschini, una rivista che voleva occuparsi di qualcosa di diverso dai “mutandoni” (termine un tantino dispregiativo che sta ad indicare i supereroi): fantascienza, thriller e un po’ di horror. Il nome della testata era “Hyperion” ed il sommario era tutto tranne che trascurabile (tranne un paio di casi).

    2112/NEXT MEN- La prima è una mini di 2 numeri che funge da prologo/epilogo della seconda. Infatti in 2112 seguiamo il percorso del cadetto Thomas Kirkland, che in un futuro apparentemente utopistico si arruola per combattere contro mutati reietti e simili: senonchè si scopre che tutto quello in cui credeva era una bugia, i reietti derivavano da esperimenti fatti al fine di creare supeumani e tutto era iniziato con… I Next Men. Parto della mente e della mano di John Byrne, devo ammettere che da giovane mi sembravano quasi una copia degli X-Men ma meno potenti; tuttavia, rileggendo con il senno del poi ho potuto apprezzare di più il fatto che Nathan, Bethany, Jasmine, Jack e Danny (questi i loro nomi) non fossero altro che poveri ragazzi che non sanno di essere parte di un’esperimento governativo e di vivere in una realtà virtuale finchè un’incidente non li libera. Ora dovranno pian piano fare i conti con la realtà. Il colpo di scena maggiore, però, è scoprire che dietro a tutto sembra esserci non proprio il governo, ma… Sathanas, il capo dei reietti del 2112!! Da qui sorge un dubbio: nella mini sembra essere esploso, quindi… Viste le sue condizioni, è morto nel futuro, oppure è tornato indietro nel tempo? Oppure è una sua versione passata? Ai posteri e ad un successivo recupero l’ardua sentenza.

    THE MASK- Una delusione, sia graficamente che come storia. Con in mente il film con Jim Carrey, mi ritrovo ad avere a che fare con le ripicche di un mediocre che alla fine finisce pure fregato. Vabbè, almeno l’idea di partenza era buona
    NEXUS- Apprezzo Steve Rude fino ad un certo punto, ma devo dire che i testi di Mike Baron ed i suoi disegni hanno partorito una bella vicenda dal sapore retrò tra femme fatali, teste telepatiche, alieni, poteri incredibili e dalle origini misteriose… Dopo i Next Men, è qualcosa che mi piacerebbe recuperare, magari a tempo perso.
    IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW (Bo Hampton)/ PRIMAL (di Clive Barker)- Graficamente coinvolgenti, anche se Primal a volte è di difficile comprensione, rappresentano una semi delusione. Nel primo caso, avendo in mente il film con Johnny Depp, anche in Sleepy Hollow mi sono trovato davanti un mediocre: l’Ichabod Crane qui rappresentato si rivela essere niente di più di un’insegnante di campagna che si vuole sistemare, ma la sua bella se ne frega poco e niente di lui e (detto tra noi) non sembra manco valere la fatica. Pensate a Stardust di Neil Gaiman e ci siete quasi. Di buono c’è che almeno ora conosco la vicenda originale… Quanto a Primal è abbastanza disturbante vedere i deliri di un sedicente professore convinto che i primitivi fossero dotati di poteri extrasensoriali legati alla Paura, qui personificata da un’entità che lui vorrebbe richiamare. Di interessante ci sono proprio la grafica e la narrazione dei “primitivi” rievocati dal professore, ma quando finalmente la creatura sembra comparire… Stop. Da una parte è il compimento della vicenda, dall’altra lascia l’amaro in bocca del tipo “beh, tutto qui? E ora che succede?!?”. Un consiglio, se vi capita il recupero: Il Mistero di Sleepy Hollow si può leggere come una favola, è pur sempre un racconto, mentre con Primal ci vuole impegno sia per capire cosa succede sia per capire i disegni, visto il tratto quasi “onirico” e particolare.
    BLACK CROSS- Ovvero il Punitore incontra Mad Max. Non male, ma finisce proprio quando le cose iniziano a farsi interessanti. Da leggere.
    JAMES BOND- Lo confesso, ho recuperato Hyperion quasi solo per leggerlo. Il duo Moench e Gulacy (famosi per Shang-Chi) è una garanzia e viene ripreso tutto il ritmo, la narrazione elo humor delle avventure di 007. Giusto una licenza in merito ad alcune mosse e all’abbigliamento di Bond (che nei film non vediamo mai in muta smanicata e guanti), ma niente di serio. Avessero fatto una serie intera, molto probabilmente l’avrei recuperata
    SIN CITY- La perla, il must di tutto il sommario. Rileggendo quello che poi sarebbe stato chiamato “Il Lungo Addio”, capostipite di tutto l’universo creato da Frank Miller, mi sono tornato a chiedere perché non abbia continuato ad ampliare questo invece che Il Cavaliere Oscuro
    A queste storie vanno aggiunti articoli vari, biografie, ecc. Certo, quella di Asimov è rimasta monca a causa di un’errore dell’impaginazione, ma comunque ti fa sentire (o almeno fa sentire a me) una tristezza per il fatto che sia durata solo 9 numeri… Personalmente, penso che sia dovuto tanto alla mancanza di lettori (a cui si sarebbe comunque potuto porre rimedio), quanto alla distribuzione: nelle edicole di Cosenza sono arrivati si e no un paio di numeri: difficile che una testata come Hyperion, che NON parla di supereroi, riscuota successo se non la distribuisci. A conferma della validità delle storie e per quanto ne so Next Men, Nexus e Sin City sono state TUTTE ristampate, in un modo o nell’altro
  10. .

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    Devo dire che, nonostante le perplessità, il film mantiene quanto promette. Qualcuno potrebbe dire: quali perplessità? E’ presto detto: 1) Il protagonista. Pur se ben conscio che Robert Pattinson si è costruito una solida carriera di attore, il suo aspetto “costipativo” mi lasciava dei dubbi circa la sua capacità di interpretare Bruce Wayne/Batman. Come Bruce ha, a mio parere, toppato: perfetto per l’idea che aveva in mente Matt Reeves (che ha peraltro recentemente affermato di aver pensato l’intero film con lui come attore principale), ma sembra ancora un ragazzino o quasi; l’originale, infatti, aveva già attorno ai trent’anni quando divenne il Pipistrello. Come Batman è invece stato perfetto: nonostante il costume e le movenze mi ricordassero più il Daredevil di Charlie Cox, alcuni primi piani mi hanno dato veramente la sensazione che lui FOSSE Batman. 2) Il “colore” di Gordon e Selina. Partiamo da un presupposto: sono contrario a qualsiasi forma di discriminazione, ma allo stesso tempo non mi va proprio giù che sembri esserci una moda “nero è bello” che spinge a mettere attori di colore dove i personaggi sono bianchi. Quasi come se non ci fossero attori adatti. Detto questo, se un’attore/attrice è perfetto/a per il ruolo alzo le mani e do a Cesare quel che è di Cesare. Come in questo caso: se la Selina Kyle di Zoe Kravitz (degno prodotto di Lisa Bonet e Lenny Kravitz) è molto somigliante a quella di Batman Anno Uno, per com’è impostato Gordon nel film Jeffrey Wright ci sta a pennello e recita di conseguenza. Già, il film… Non è precisamente un film di Batman. Nel senso che sì, il protagonista è lui, Gotham è quella (anche se ricorda più New York in alcuni punti), il cast di personaggi pure, ma si tratta più che altro di un film giallo/thriller: il Pipistrello è una sorta di detective inviso ai colleghi nonostante la sua abilità e James Gordon è il suo partner; Selina è la femme fatale; Pinguino (un’irriconoscibile ma perfettamente in parte Colin Farrell) il braccio destro che prende il post del boss; Carmine Falcone (date un’Oscar a John Turturro) il “cattivo”.

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    Nota a margine: Andy Serkis è bravo, ma non mi ha dato l’impressione di un Alfred. E’ a metà strada tra Sean Pertwee (Gotham) e Michael Cane (Nolan Trilogy) senza avere una caratterizzazione specifica tutta sua. Fino a ¾ di film fila tutto e le cose vanno grossomodo come devono andare, salvo che… L’Enigmista non va. Intendiamoci, Paul Dano è stato bravo, ma si tratta più che altro di una figura che (per sua stessa ammissione) mira più ad innescare gli eventi, un pò come il virus chimera in Mission: Impossible 2: lì il fulcro era il duello tra Ethan Hunt e Sean Ambrose, qui quello tra Batman e… Carmine Falcone. Anche il fatto che l’Enigmista fosse giunto a sapere chi era in realtà il Pipistrello si scioglie come neve al sole, come se fosse tutto nella sua testa: perdente era e perdente è rimasto. Anche la tragedia dell’inondazione è fatta più per dare un finale “cataclismatico” che altro: quelli che si vestono da Enigmista sembrano più una brutta copia dei seguaci del Joker et similia che altro. Il che ci porta, però, a definire il film (o quantomeno il finale) la storia di una sconfitta: Batman viene sconfitto perché non riesce ad impedire il disastro e viene tenuto sempre un passo indietro, l’Enigmista viene sconfitto perché alla fine non si dimostra all’altezza, Carmine Falcone perché non è così intoccabile come pensava. Fortunatamente, dalla sconfitta emerge un barlume di luce (per quanto scontato). In definitiva, The Batman è da vedere? Assolutamente sì: perlopiù ogni film di Batman, Georgino Clooney a parte, è garanzia di qualità, soprattutto negli ultimi tempi. Il problema è che nessuno si può legare al resto dell’universo Dc: Burton perché allora non esisteva nessun universo Dc, Nolan prima e Reeves poi perché sono prodotti autoriali in cui i registi propongono una loro visione personale del Cavaliere Oscuro. Il che porta ad una domanda non da poco: che futuro avrebbe un Cinematic Universe senza Batman?
    P.S.- Riflettendoci durante la visione, Paul Dano su una cosa aveva ragione: nessuno si cura degli orfani, i veri orfani che stanno nei bassifondi. Certo, tutti a piangere per il piccolo Bruce Wayne, ma alla fine nessuno se ne frega, lui è ricco e almeno ha Alfred. Gli orfani che stanno in mezzo alla strada, invece, non hanno nessuno. Morto Thomas Wayne, la speranza è morta e tutti hanno usato il suo Progetto Rinnovamento come fonte di guadagni e per scalare il vertice del potere
  11. .

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    ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER!! (anche se mi impegnerò il più possibile per evitarlo)
    Cosa dire… A me è piaciuto. Un pò lunghino, ma è un bel progetto con un gotha di scrittori (Grant Morrison, Greg Rucka e Mark Waid). Era ora di far vedere che a parte la Trimurti in casa Dc c’è vita e che le seconde linee riescono a tenere il campo. Certo, alcune storyline lasciavano presagire qualcosa in più e sono finite in una bolla di sapone o quasi, però nel complesso è riuscito. Andiamo comunque a vedere con ordine…

    ACCIAIO VS LUTHOR- Partita molto bene, con John Henry Irons sotto scacco che ceracava di rintuzzare e far capire alla nipote Natasha cosa voglia dire veramente essere un eroe. Continuata meglio con l’introduzione della nuova Infinity Inc.: giovani di belle speranze che grazie al progetto “Uomo Qualunque” di Lex Luthor hanno ottenuto superpoteri e fanno da portabandiera. Interessante anche il contrasto tra nuova e vecchia generazione: Nuklon fa un bel discorso evidenziando quanto si fidi del suo gruppo e di quanto ora tocchi ad una nuova generazione di eroi. E’ più o meno lo stesso discorso che si fa sempre nella realtà, quando si avvicendano le generazioni. Sembrava finire anche bene, dopo la supremazia di Lex che dimostra di non essere affatto cambiato ed ora era pure potenziato… Poi, personalmente, finisce in un “boh”. Lo scontro finale non ha il minimo pathos: Acciaio vince perché deve vincere e stop. Incompiuto.

    RENEE MONTOYA/QUESTION- Ecco, questa mi è piaciuta: Montoya tocca il fondo e poi risale, grazie anche ad un Question mai così ciarliero. Ottimo poi il suo rapporto con Kate Kane/Batwoman, molto credibile e ben portato. Visto il protrarsi del genere “crime” pensavo ci fosse lo zampino di Rucka, ma quando senti parlare di “Bibbia del Crimine” e del Thorgal a posteriori capisci che Morrison non è lontano. Promosso a pieni voti.

    RALPH DIBNY- Un’autentica sorpresa per chi, come me, ha sempre ritenuto Elongated Man una copia sbiadita di Plastic Man. Qui invece, ad un passo dal suicidio, mostra poi tutte le sue qualità di detective, sembra pian piano arrivare ad una svolta soprannaturale… Poi boh. Certo, mette in scacco Neron (mica l’ultimo venuto), ma le premesse poste durante tutto il suo viaggio vengono meno. Anche se finisce in gloria, raggiungendo in un certo senso il suo scopo. C’è però una cosa che mi “storce”: Ralph fa notare a Cassie che “molti mi confondo con Plastic Man. Ma lui è quello simpatico, io sono il detective”. Bellissima frase eh, ci mancherebbe, mi piace un casino, solo che… Finora le sue doti di detective non sono risaltate quasi per niente: non durante la sua militanza nella Justice League International, poco di più durante Grand Guignol (saga dello Starman di James Robinson). Quindi per me non ha molto senso. Promosso, ma con riserva

    BOOSTER GOLD- Onestamente, mi aspettavo di più. La comparsa di Super Nova, la faccenda di Skeets, vedere se Booster mostrava le vere capacità di un eroe… Poi anche questa finisce in una bolla di sapone. Onestamente, alla fine mi è sembrato quasi un modo per riportare in auge il multiverso… Il che è un male, con un cattivo che dire che è poco credibile è dire poco: intendiamoci, tutto sommato male non era, però è più un villain di serie B promosso per esigenze di copione. Aspetto ancora il momento di poter vedere Michael mostrare tutto il potenziale di quando si era unito alla League dopo aver affrontato la Gang della Scala Reale. Promosso, ma giusto perché mi sento buono e sono affezionato al personaggio.

    I LOST IN SPACE (Adam Strange, Animal Man e Starfire)- Senza infamia e senza lode, un devertissement in mezzo al resto. La presenza della Regina Stigia ed il suo avanzare lasciavano presagire qualcosa, sembra di vedere un pizzico di Morrison (male primordiale o quasi, inarrestabile)… Ma non va oltre alla sufficienza.

    BLACK ADAM- Il main event, la cosa più bella e che ha più diramazioni. Ho sempre visto la caratterizzazione attuale di Black Adam molto simile a quella di Namor: stesso taglio di capelli, stesse orecchie a punta, stesso carattere irascibile, stesso piglio del comando. Se avesse avuto un debole per le bionde e si fosse messo a gridare ogni 2x3 “Imperius Rex!!” eravamo a posto. Tuttavia, qui il personaggio raggiunge quello che forse è il suo massimo potenziale: un potente e spietato monarca che vuol bene al suo popolo e finalmente riesce a costruirsi una famiglia. Isis era quello che ci voleva per addolcirlo un pò e onestamente Osiris nei Titani (però quelli “seri”) non avrebbe sfigurato per via della sua voglia di fare del bene. In pratica Adam è riuscito a creare una sua “Famiglia Marvel”, speculare ma con una sua propria identità. Che, naturalmente, non è durata. La cosa più scioccante, per le sue modalità, è stata la morte di Osiris: ancora ho stampata nel cervello l’agghiacciante immagine. Il resto è una conseguenza: muore anche Isis e ammette di essersi sbagliata a credere nella bontà delle persone, chiedendo al marito di vendicarli. E lui lo fa: con tremenda furia dà la caccia all’ultimo dei Quattro Cavalieri, rade al suolo un’intero paese in circa 36 ore per poi dare la caccia ai veri responsabili. E qui i nodi tra lui, gli scienziati pazzi che hanno portato sulla terra i Quattro Cavalieri (che comunque si rivelano poca cosa) ed il governo cinese vengono al pettine, scatenando una “Terza Guerra Mondiale” a cui faranno fronte, in mancanza della Lega, la JSA ed altri eroi; tanto per non farci mancare niente, anche la nuova Infinity Inc. dimostra di che pasta è fatta… Scappando a gambe levate. Ok, boys! Ora, io sono un fan della vecchia scuola, il discorso di Nuklon mi ha comunque fatto un certo effetto, ma quando l’ho visto darsela a gambe ho gongolato. Ero sicuro che non avrebbero retto alla resa dei conti. Chiamatemi come volete, ma me lo aspettavo. Mi rimane un unico, semiserio dubbio: sono io o i nomi dei Grandi Dieci cinesi sembrano ridicoli? Qualcuno mi sa dire in originale come li hanno scritti?

    POSTILLA: Carina, in appendice, l’idea di ripercorrere la storia dell’Universo DC. Soltanto che al netto dei comprensibili refusi, hanno commesso degli svarioni inenarrabili. Il più eclatante scrivere che è stato Barry Allen a sacrificarsi durante Ora Zero. E’ solo nella mia copia, oppure…? Meno male che con le origini degli eroi se la sono cavata meglio, anche se, come dico sempre, certi nomi non dovrebbero essere tradotti. Punto. Soprattutto se non sai come tradurre gli articoli.


    Edited by aver2330 - 26/10/2023, 19:53
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    ATTENZIONE (IM)PROBABILI SPOILER!!
    La scritta va messa di dovere: anche se considerato il casino che ho trovato persino al primo spettacolo, ci sarà qualcuno che aspetterà di vederlo in streaming… Non dico al cinema perché, considerato quando uscirà questo articolo, le possibilità dovrebbero essere infime. Detto questo, la parte iniziale del film è tutta una serie di gag che riprende il finale di Far From Home e la rivelazione della vera identità dell’Uomo Ragn… Ehm, di Spider-Man (scusate il lapsus da veterano) e che farà storcere il naso a quelli che criticano l’umorismo Marvel nei film. Da notare come J.K. Simmons riprenda il ruolo di J. Jonah Jameson, ahimè senza i classici capelli a spazzola ma pur sempre pronto ad accusare il Ragno di essere un criminale. Si passa poi al nocciolo della questione: Peter si rende conto di quanto i suoi amici stiano patendo a causa sua e si rivolge quindi al Dottor Strange, ormai cardine dell’MCU dopo la morte di Iron Man, per far tornare tutto come prima. Il buon (?) dottore gli spiega che le cose non sono così semplici e che il massimo che possa fare è usare un’incantesimo per far dimenticare a tutti la sua identità; ma visto che siamo a malapena all’inizio, Parker incasina tutto e Strange riesce a malapena a contenere l’incantesimo prima che vada fuori controllo… Salvo per un particolare: tutti quelli che nel multiverso sanno che Peter Parker è Spider-Man si stanno dirigendo là. Quindi abbiamo Otto Octavius/Alfred Molina, Norman Osborn/Willem DeFoe e l’Uomo Sabbia dai film di Raimi, Lizard/Rhys Ifans e Electro/Jamie Foxx da quelli di Webb, che vengono progressivamente chiusi in particolari celle grazie a Strange. Tutto finito? Macchè, Peter deve metterci ancora lo zampino, armato delle migliori intenzioni: saputo che tornando al loro universo moriranno, vorrebbe provare a cambiare il loro destino guarendoli.

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    Ne nasce quindi un breve scontro tra lui e Stephen Strange, che cerca di fargli capire come la morte sia il loro destino e che questo non possa cambiare. Capendo la connessione tra la dimensione specchio e la geometria (e qui ci sarebbe da fare un discorso un pò lunghino del rapporto tra scienza e magia e di come la matematica sia la base del mondo), il Nostro imprigiona Strange e, aiutato da zia May, porta i sei a casa di Happy, dove può iniziare le operazioni. Tuttavia, dopo aver sistemato il chip di Octavius e averlo fatto tornare se stesso, la personalità Goblin prende il sopravvento su Osborn e tutto finisce in tragedia con i criminali che scappano e il Folletto Verde (in una mise che ricorda l’originale cartaceo) causa la morte di zia May. La scena è strappalacrime, a tratti straziante se si pensa alla reazione del sopraggiunto Happy Hogan… MJ e Ned apprendono la notizia e cercano di usare l’oggetto mistico che consentiva a Strange di viaggiare attraverso i portali per cercare Peter. Salvo che ne trovano altri DUE: Peter/Andrew Garfield, in costume e che fa nascere una serie di gag tra lui ed MJ, e Peter/Tobey McGuire, in borghese e con l’età che ha leggermente migliorato la sua faccia da ca… (scusate il francesismo ma quando ci vuole ci vuole: è un dato di fatto). Da notare che in entrambi i casi il pubblico in sala è esploso, rovinandomi un tantino il momento. Comunque sia, da qui in poi c’è la scontata alleanza dei tre Peter dopo che i “transfugi” hanno ridato fiducia a Peter/Tom Holland, una gag su Peter/Tobey (“hai il costume o vuoi andare in battaglia vestito da ‘giovane pastorello figo’?”) e lo scontro finale con i Sinistri Sei (perché questo sono). Da notare che a risolvere la questione con Electro sia Doc Ock: emozionante quando riconosce il suo Peter e Tobey gli dice che ora è un pò meno pigro… Ma il punto focale è e sarà sempre Goblin/Norman Osborn, a prescindere da quale Spider-Man lo affronti: Peter/Tom vuole vendicare May e lo riempie di botte, ma quando sta per ucciderlo viene ostacolato/salvato da Peter/Tobey, perché quella è una linea che non deve essere oltrepassata, non in preda alla rabbia ed al desiderio di vendetta… Salvo che poi Peter/Tobey viene trafitto alle spalle e subito dopo Norman venga curato dopo un’azione lampo degli altri due Ragni. Tutto a posto, quindi? Pace e amici e ognuno ritorna alla sua realtà? Anche no, perché l’incantesimo, una volta liberato, rispedisce a casa sia gli eroi che i criminali ormai curati ma rischia di attirare tutti gli altri del multiverso: l’unica soluzione, assai drastica, è far dimenticare a tutti chi è Peter Parker. Ne seguono momenti emozionanti prima con un rientrante Dottor Strange, qui ormai figura paterna “ufficiale”, poi con Ned ed MJ, dove abbiamo il primo bacio “da cinema” tra i due innamorati. Tempo dopo Peter andrà per ritrovarli, ma vedendo che le loro vite sembrano andare per il verso giusto rinuncerà a dire loro la verità, salvo che Michelle avrà nel vederlo una strana sensazione… Il che mi ricorda il finale della sesta stagione di Doctor Who, quando l’Undicesimo dirà ad Amy “se qualcuno può essere ricordato, può anche tornare”: infatti Rory era stato cancellato dalla storia, ma Amy a livello inconscio lo ricordava e ne piangeva la scomparsa… Sarà un pò melenso, ma il vero amore è più forte di qualsiasi incantesimo. Comunque sia: qualcuno ha detto che i tre film di Tom Holland rappresentano il percorso dall’adolescienza alla maturità, ma non sono sicuro di essere d’accordo. Peter non sembra veramente maturare: più che altro combina casini per poi rendersi conto dello sbaglio e riparare. E qui, pur se armato dalle migliori intenzioni, di casini ne ha combinati parecchi: non sembra rendersi mai conto del prezzo delle sue azioni, vuole accontentare tutti e fare la cosa giusta o che per lui sembra giusta. Già dopo aver contenuto l’incantesimo, Strange lo apostroferà dicendo “Mi hai fatto fare un’incantesimo che ha quasi distrutto l’universo e non hai pensato di telefonare?!?”… FORSE alla fine sarà maturato, ma per tre film e mezzo Peter Parker è rimasto un ragazzino. A cambiare è stata principalmente la tuta da Spider-Man, che alla fine non ha fatto altro che diventare quella “classica” che tutti conosciamo. Rimane un solo dubbio: se qui è May a pronunciare la fatidica frase “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, perché Peter Parker ha deciso di dedicarsi alla lotta al crimine?
    P.S.- Visto che io sono io, preferisco chiudere questo articolo con un consiglio: se siete fan dell’Uomo Ragno (o Spider-Man che dir si voglia) andate a vedere questo film, che siate pro o contro l’umorismo Marvel. E’ un’atto d’amore verso le diverse versioni cinematografiche del personaggio. E magari, un giorno, se avrete più coraggio di me, rivedetevi tutti i film… O magari tutti tranne Spider-Man 3 e i due Amazing: avrete un senso di chiusura, di passaggio di consegne

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    Finalmente lunedì sera sono andato a vedere Eternals. Tutto sommato è un bel film e farà contenti quelli che hanno sempre criticato la Marvel per l'umorismo: infatti, come anche nel caso di Black Panther, le battute sono poche e centellinate. Premettendo che ero contrario al rendere femminili personaggi maschili, devo dire che Salma Hayek ha fatto il suo porco lavoro: per com'è stato caratterizzato il personaggio di Ajak, lei è perfetta. Ottima anche Makkari: per com’è delineata e per l'importanza nella trama, poteva anche essere bisex o trans; non dico che sia inutile, ma l'elemento migliore è il suo rapporto di complicità con Druig. Per il resto incide poco. Il famigerato “personaggio gay” si rivelerà essere Fastos ed è talmente ben fatto che la sua sessualità varrà zero o anche meno: quand’è così, chissene… Ottimo anche Ikaris, che qui eguaglia Steve Rogers in quanto and entrate in scena fighe e ha il ruolo che ha anche in originale: lui non comanderà gli Eterni, ma ne è il Campione indiscusso, il punto di riferimento. Cosa questa che, per quel che si vedrà nel finale, lo accomuna a Mordo: entrambi troppo lineari e "fanatici", non sanno gestire il cambio di ruolo ed il venir meno delle loro certezze. Il che renderà struggente la sua relazione con Sersi, l’unica che effettivamente mi ha un pò deluso… Se Angelina Jolie fa il verso a sé stessa ma riesce a trasporre efficacemente Thena, mentre per com’è stato caratterizzato un Gilgamesh orientale può pure starci, rivelandosi uno dei migliori, la versione cinematografica di Sersi è quanto di più lontano ci sia dalla realtà: in pratica hanno trasformato una narcisista egoista nel suo opposto, mantenendo giusto la sua relazione con Dane Whitman. Non posso dire che mi dispiaccia come personaggio, ma nemmeno trovo corretto che sia stata trasformata in una santa. Quanto al film nel suo complesso, più ci rifletto e più capisco perché non possa andare bene alla Cina: come può andare bene ad un regime autoritario un film dove l’autorità viene messa in discussione? Perché è questo che succede: durante il film ognuno degli eterni vede vacillare le sue certezze, mettendo in discussione la missione ed i suoi risultati. Ufficialmente, sono lì per far progredire la razza umana indicando loro la giusta strada, ma questo pone un freno alla creatività di Fastos che dall’idea di un motore a vapore finisce per creare un’aratro: il primo era troppo avanzato per gli umani del 5000 a. C. Nel 1945 finirà addirittura per perdere la fede nell’umanità davanti allo scoppio della bomba atomica. Oppure Druig, davanti ai conquistadores spagnoli si domanda se veramente la razza umana si sta avviando verso il suo massimo potenziale… Per poi ammettere, ai giorni nostri, di aver abbandonato l’idea di porre fine ad ogni conflitto con i suoi poteri perché sono i difetti a rendere gli umani quello che sono. Nel caso di Thena sarà la sua stessa mente a vacillare sotto il peso dei mondi che sono stati distrutti per far nascere i Celestiali. Perché alla fine questo si rivelerà essere la loro missione: scoperta la verità sulla loro creazione (che già io a leggere del “pianeta Olympia” ho storto il naso) capiranno che gli umani dovevano arrivare al loro pieno potenziale per far nascere il celestiale Tiamut e che la fede che riponevano in Arishem era, in un certo qual modo, mal riposta. Il nocciolo del film, per quel che ho potuto capire, è una celebrazione del libero arbitrio e contro la fede cieca in qualcosa: i super esseri devono mostrare la strada ma poi far sì che ognuno sia libero di esprimersi. Anche loro. Per questo, secoli prima, la stessa Ajak li spronò a dividersi e a vivere tra gli umani… Il che mi porta ad una domanda: essendo l’unica a sapere come stavano le cose (seguita poi da Ikaris), che l’abbia fatto a posta? Che li abbia spronati perché alla fine decidessero da soli se sacrificare o meno la Terra? Onestamente il dubbio mi viene… Come del resto davanti all’Uni-Mente (leggermente più bella ed essenziale del “cervellone” originale) mi chiedo: invece di fermare la nascita del Celestiale, non sarebbe stato meglio provare a comunicare con lui? Beh certo, se Tiamut avesse deciso di nascere e basta il problema sarebbe rimasto… Però, d’altra parte, visto il collegamento stabilitosi tra tutti, avrebbe potuto anche decidere di “fermarsi”. Penso sia il famigerato senno del poi…
    P.S.: Le scene dopo i titoli di coda mi hanno lasciato perplesso. Felice per l’introduzione nell’MCU di Pip ed Eros, tuttavia se il primo può anche starci, sono curioso di scoprire se il secondo si rivelerà essere qualcosa di più di una versione idiota di David Bowie; quanto alla scena con Dane, mi domando: la voce che si sente in sottofondo è davvero quella del Dottor Strange/Benedict Cumberbatch? Se la risposta è sì, allora ho sempre più la sensazione che gli sia stato dato lo stesso ruolo “centralizzante” che ha avuto finora Iron Man/Robert Downey Jr…

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    Come promesso, appena avuta l’occasione ho preso e visto il dvd della Snyder’s Cut. Che dire, è nettamente migliore della versione di Whedon, che più vedi “l’originale” e più ti accorgi che è un rimaneggiamento della trama di The Avengers, anche se alcune cose potevano essere evitate e altre gestite meglio. Ma cerchiamo di andare nel dettaglio, e scusate se emergerà il nerd che è in me:
    INCIPIT- Buono il ralenty di Snyder, con l’urlo di Superman che risveglia le scatole madri. Anche se, onestamente, se lo si fosse integrato con quello di Joss Whedon (soprattutto la canzone) male non sarebbe stato. Diciamo che Whedon “pompa” un pò troppo sul concetto di perdita della speranza senza però andare troppo in fondo, come del resto fece Zack Snyder in Dawn of Justice. Il che mi fa pensare che sia una questione di produzione…
    AMBIENTAZIONE: Ecco, qui quella di Whedon è preferibile, in quanto Snyder si ostina a non fare troppa differenza tra Metropolis e Gotham: tutto è avvolto in un’atmosfera plumbea che stona un pò
    PERSONAGGI: Notevole miglioramento nella Snyder’s Cut, dove (ringraziamo iddio) Flash esce dal ruolo di battutista e si dimostra molto più maturo. Epica poi la scena con Flash che accumula energia, per poi doversi quasi spingere al limite e oltre… Siori, questa è arte. Anche perché Barry corre meno come uno spastico e più come un velocista, anche se la resa resta inferiore a quella della serie tv. Viene dato molto spazio all’introspezione e ai legami, anche se alcune scene tra Bruce e Alfred o tra Victor e suo padre potrebbero essere tranquillamente tagliate o ridotte. Proprio Victor Stone/Cyborg, nonostante il suo ruolo centrale in entrambi i film qui sembra quasi un novello Iron Man, con tanto di volo (che ricorda appunto il vecchio Testa di Ferro). Il suo dialogo con Diana era fatto meglio da Whedon, dato che le sue doti gli permettono una maggiore “visione d’insieme”. Quello dove, secondo me, Snyder ha toppato, è stato nel risveglio di Superman: mentre nella versione di Joss Whedon il gruppo si dimostra diviso, con la scena topica tra Bruce e Diana, inizialmente Zack Snyder ce li mostra tutti d’accordo, come se la cosa fosse un fatto compiuto salvo far esplodere tutto dopo. Mentre vedevo quelle scene, pensavo che sarebbe stato bello vedere la parte di Whedon (con Diana e Arthur contrari) seguita dalla parte di Snyder con anche Cyborg alle prese con dubbi e visioni. Bisogna poi ringraziare ancora Snyder per aver trattato come si deve il post- resurrezione di Clark Kent: mentre Joss Whedon lo sbriga inspiegabilmente in un paio di scene, qui vediamo tutta l’evoluzione dallo smarrimento iniziale ad una progressiva presa di coscienza, fino ad arrivare alla decisione di andare in aiuto del gruppo.

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    IL CATTIVO: Altro top di Zack Snyder. Qui viene mostrato Steppenwolf per quello che è, un’araldo di qualcuno molto più pericoloso, ovvero quel Darkseid che (lui sì) sarebbe stato veramente in grado di impegnare gli eserciti uniti di umani, amazzoni e atlantidei, con l’aggiunta delle Lanterne Verdi. Il che, però, mi fa nascere un dubbio: se in Dawn of Justice viene mostrata una minaccia quasi infernale, perché mostrare il solo Steppenwolf? Non è palesemente in grado di fare il villain principale… Il che dimostra ancora una volta come la Dc/Warner non abbia avuto una visione d’insieme, quasi a voler rinnegare l’opera di Snyder a favore di una (ipoteticamente) più lucrosa, senza peraltro usare scene comunque valide.
    SCENE FINALI- Ecco, qui Snyder ha voluto strafare, forse con l’aggiunta di una questione di montaggio. Bello il dialogo tra Bruce e Clark riguardo casa Kent, anche se era stato reso meglio da Whedon; ok il discorso paterno di Silas Stone, che vedava gli eroi dividersi (sebbene un tantino pesante); va bene la scena con Luthor e Deathstroke; però se dopo ci metti subito il sogno di Batman… E’ troppo. Può darsi che sia il dvd, ma se così non fosse sarebbe stato meglio sistemarla dopo un paio di credits, in modo da alleggerire il carico. Così sembra che Zack Snyder abbia voluto mettere troppa carne al fuoco mostrando troppo. Il che mi fa pensare che una delle due scene (Luthor-Deathstroke da una parte e il sogno e Martian Manhunter dall’altra) sia superflua… Forse non sapevano comunque come gestire le cose dopo e cosa presentare come minaccia per un’eventuale Justice League 2…
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    Confesso di aver preso il volume Panini solo perché, seguendo il video di un amico, ho capito che aveva collegamenti con le storie Dc attuali pur essendo l’epilogo dell’universo New 52. Eppure all’inizio sono stato rapito dalla vicenda, con la Justice League ed il nostro pianeta presi tra due fuochi rappresentati da Darkseid, il sovrano di Apokolipse, e la versione New 52 dell’Anti-Monitor ovvero Moebius, precedente padrone dell’omonima sedia su cui viaggia Metron. Il tutto illustrato in maniera superba da un pool di disegnatori tra cui spicca Jason Fabok in stato di grazia (che mi ricorda un pò David Finch) ed in cui Francis Manapul compare solo di striscio (grazie a Dio, perché le sue sono le tavole che meno sono riuscito a leggere) l’Anti-Monitor, investito del potere dell’Equazione dell’Anti-Vita, distrugge un’universo dopo l’altro e viene attirato sulla nostra Terra da Grail, ovvero la figlia dell’amazzone Myrina Black e… Di Darkseid! A parte il fatto che non so come abbia fatto a concepirla, Myrina ha allevato sua figlia in modo che fosse lo strumento della distruzione del Dio Oscuro e lei non ha trovato niente di meglio che “reclutare” l’Anti-Monitor e portarlo da noi, mettendo fuori gioco la Lega, chiamata in causa dal fatto che i seguaci di Darkseid cercavano di trovare e uccidere sua madre. Alla festa si aggiunge anche Scot Free/Mister Miracle, e qui Johns fa a mio parere una genialata rendendoci partecipe dei sentimenti che Scot prova in seguito al famigerato scambio tra lui e Orion: in pratica lui era capitato per caso mentre Metron proponeva all’Alto Padre lo scambio dei figli come garanzia della pace (ben sapendo che la guerra era solo rimandata), e se da un lato odiava Darkseid e aveva sofferto per gli anni passati su Apokolipse, da un lato ce l’aveva anche con il padre che lo aveva sacrificato. Uno a questo punto va a pensare che lo scontro tra i due sarà devastante e si dilungherà per tutto il volume… Sbagliato! L’Anti-Monitor fonde Flash con il Black Racer facendolo diventare La Morte, uccide Darkseid sfruttando la stessa Equazione dell’Anti-Vita che questi bramava e lo squilibro di potere cosmico porta ad una serie di eventi: oltre a Batman, che in precedenza si era seduto sulla Sedia di Moebius al posto di Metron ed era diventato il Dio della Conoscenza, Capitan Marvel diventa il Dio degli Dei; Hal Jordan fonde il suo anello con la Scatola Madre diventando il Dio della Luce; Superman diventa il Dio della Potenza dopo che lui e Lex Luthor erano finiti su Apokolipse e questi, per ri-energizzarlo, lo aveva spedito dentro uno dei pozzi nucleari del pianeta; lo stesso Lex, sfruttando il vuoto di potere aveva convinto i servi del Dio Oscuro di essere il prescelto a succedergli anche se dalla descrizione il ruolo spettava palesemente all’Uomo d’Acciaio, ed i famigerati Raggi Omega, ormai senza un padrone, si riversano su di lui rendendolo il Dio di Apokolipse. Come se non bastasse la “curva di apprendimento” del nuovo status, Wonder Woman (voce narrante e una dei pochi non trasformati) deve fare un patto con il Sindacato del Crimine: la loro Terra è stata consumata per ultima e loro potrebbero avere la chiave per battere un Moebius libero di distruggere. Non mi dilungo oltre raccontandovi come finisce: mi limiterò a dire che nonostante gli avvenimenti che vi ho raccontato si succedano a ritmo serrato, la tensione narrativa cala un pò. La Justice League in pratica subisce e cerca di rintuzzare e l’unico momento di gloria è quando, ritornata normale (Lex a parte), Grail li compara a dèi e Superman, circondato dagli altri in un’immagine figherrima, risponde “Non siamo mai stati dèi.”

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    Il che, personalmente, mi sembra un’altra vangata a chi considera i supereroi come esseri mitologici, simbolo della virtù su un ipotetico piedistallo: negli anni sono stati resi sempre più umani e ci ispirano con il loro esempio senza ergergersi sopra di noi. L’aveva fatto capire anche Mark Waid con Kingdome Come, ci sono decenni di storie che lo provano… Ma alcuni sono proprio “de’ coccio.” Ritorno alla ragione per cui ho preso il volume, ovvero per gli effettivi riferimenti a I Tre Joker e Doomsday Clock per porre una domanda: la Darkseid War è veramente un’evento conclusivo? Oppure, come sarà La Spilla ma con ben altra levatura, è solo un tassello di un unico puzzle? Perché leggendola è un dubbio che non riesco a togliermi… Non c’è niente di vagamente “definitivo”, tutto è rimandato al futuro. Il che mi convince che la Dc avrebbe dovuto lasciare mano libera a Geoff Johns senza lanciarsi nell’universo Metal che, se da una parte mi incuriosisce, dall’altro mi sembra una trovata commerciale come poche.
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