Il blog di Joe7

Posts written by joe 7

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    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 12/5/2024, 10:10) 
    Conosco la vicenda del sogno di Giacobbe sulla scala d'oro grazie all'adattamento a fumetti fatto sul Giornalino. Giacobbe é probabilmente la mia parte preferita di quell'adattamento sui patriarchi.

    Non ho presente, non ho mai letto l'adattamento a fumetti sul Giornalino sul sogno di Giacobbe, mi sarà sfuggito. Comunque se ti era rimasto impresso vuol dire che era stato fatto bene.
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    PARADISO CANTO 21 - SETTIMO CIELO DI SATURNO: SPIRITI CONTEMPLANTI (prima parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    Saturno-pianeta
    Saturno: l'unico pianeta con gli anelli, la cui origine è tuttora ignota. I greci gli attribuirono il nome di Crono (dio dell’agricoltura e del tempo; Saturno, per i Romani) perchè Saturno - l'ultimo pianeta del Sistema Solare osservabile ad occhio nudo - ha il moto di rivoluzione (il giro attorno al Sole) più lungo di tutti i pianeti osservabili allora, quindi si credeva che fosse il custode del tempo.


    CIELO DI SATURNO

    Senza rendersene conto, Dante, con Beatrice, è salito al Settimo Cielo di Saturno, quello degli Spiriti Contemplanti. Dante torna a volgere il suo sguardo a Beatrice e si accorge che lei, stavolta, non sorride, come fa di solito. E Beatrice gli spiega che, se adesso lei sorridesse, il poeta verrebbe ridotto in cenere, come accadde a Semele di fronte a Giove. Semele era la figlia di Cadmo, re di Tebe, e divenne l'amante di Giove, dal quale generò Bacco/Dioniso. Giunone, desiderosa di vendicarsi, le apparve con le sembianze della sua nutrice e la convinse a chiedere a Giove di manifestarsi con tutta la sua maestà divina, cosa che il dio fece, dopo aver invano cercato di dissuaderla. Al suo apparire in tutta la sua maestà, Semele fu tramutata in cenere.

    Giove-e-Semele
    Giove e Semele.


    Infatti la bellezza di Beatrice accresce man mano che si sale di Cielo in Cielo: da adesso in avanti il suo splendore dev'essere temperato agli occhi mortali di Dante.

    E quella non ridea; ma «S’io ridessi», (E Beatrice non sorrideva; ma cominciò a dirmi: «Se io sorridessi,)
    mi cominciò, «tu ti faresti quale (tu diventeresti tale quale)
    fu Semelè quando di cener fessi; (divenne Semele quando fu incenerita;)

    ché la bellezza mia, che per le scale (infatti la mia bellezza, che, man mano che saliamo le scale)
    de l’etterno palazzo più s’accende, (del palazzo eterno (il Paradiso), s'accresce,)
    com’hai veduto, quanto più si sale, (come hai visto,)

    se non si temperasse, tanto splende, (se non fosse temperata splenderebbe a tal punto)
    che ‘l tuo mortal podere, al suo fulgore, (che la tua vista mortale, al suo fulgore,)
    sarebbe fronda che trono scoscende. (sarebbe un ramo abbattuto dal fulmine.)

    Beatrice spiega a Dante che ora sono al Settimo Cielo di Saturno, che è congiunto alla costellazione del Leone e diffonde sulla Terra il suo influsso mescolato a quello della costellazione stessa:

    Noi sem levati al settimo splendore, (Noi siamo ascesi al Settimo Cielo,)
    che sotto ‘l petto del Leone ardente (che sotto la costellazione ardente del Leone)
    raggia mo misto giù del suo valore. (diffonde sulla Terra il proprio influsso mescolato a quello della costellazione stessa.)

    Beatrice parla della costellazione del Leone perchè, nel marzo-aprile del 1300, quindi il periodo in cui è ambientata la Commedia, Saturno era in congiunzione appunto con la costellazione del Leone. Poi Beatrice avvisa Dante dovrà osservare con molta attenzione quello che vedrà e fissarne bene l'immagine nei propri occhi. Il godimento del poeta nel guardare l'aspetto di Beatrice è intenso, ma, quando passa a guardare lo spettacolo del Settimo Cielo, come le dice di fare Beatrice, quello che vede gli causa una gioia altrettanto grande: è come se le due cose si bilanciassero.

    IL MITO DI SATURNO

    Il Cielo di Saturno porta il nome di colui che Dante chiama "caro duce / sotto cui giacque ogne malizia morta", cioè, "la divinità sotto la quale ogni malizia fu stroncata". Dante si riferisce alla mitica "età dell'oro", secondo cui Saturno, dopo essere stato spodestato dal figlio Giove, regnò nel Lazio in un periodo chiamato età dell'oro, di pace e progresso, in cui l'umanità era felice. Poi Saturno scomparve misteriosamente, causando la decadenza progressiva dell'umanità. Questo però riguarda soprattutto la tradizione latina e romana; nella tradizione greca, invece, Saturno era chiamato Crono ed era un Titano, figlio di Gea (divinità primordiale della Terra) e Urano (divinità primordiale del Cielo). Sposò la sorella Rea ed ebbe molti figli, che però divorava per impedire che uno di loro possa diventare più forte di lui e spodestarlo, come dicevano le profezie. Visto che i suoi figli erano immortali, non li poteva uccidere: per questo li divorava, facendoli così ritornare dov'erano. Infatti Crono significa "tempo" e questo dio simboleggiava il passare del tempo, che alla fine distrugge, divora, ogni cosa.

    Crono
    Saturno, o Crono, con la falce (perchè è il dio dell'agricoltura) e sul punto di divorare il figlio.


    Un giorno, Rea, incinta di Giove (Zeus), decide di partorire di nascosto a Creta, consegnando a Crono una pietra simile al neonato, che lui divorò. Giove, una volta cresciuto, spodestò Crono, divenendo il re dell'Olimpo e facendogli rigurgitare i figli che aveva divorato: Estia (dea della casa e del focolare; a Roma era detta Vesta, da cui le Vestali); Demetra (dea delle messi), Era (anche Hera o Giunone: divenne la moglie di Zeus), Ade (dio degli inferi), Poseidone (dio del mare). Zeus mandò Crono nel Tartaro; successivamente, perdonò il padre, che divenne re dell'Isola dei beati, dove sono destinati da Zeus gli Eroi, lì felici e liberi dagli affanni. In un'altra versione di Diodoro Siculo, Crono divenne re sulla Terra (probabilmente a Creta), e, grazie a lui, gli uomini passarono dallo stato selvaggio alla civiltà. Insegnò agli uomini ad essere probi e semplici d'animo, e al tempo di Crono furono giusti e felici. Appunto l'"età dell'oro" citata da Dante.

    LA SCALA D'ORO

    Dante, quando osserva il Cielo di Saturno, vede una scala dorata, come illuminata dal Sole, che ascende verso il Cielo, tanto che non riesce a vedere dove finisca. E vede che lungo quella scala scendono tante luci, che Dante riconosce come gli Spiriti Contemplanti. Questi spiriti beati si fermano e compiono vari movimenti su ogni gradino: Dante li paragona ai corvi grigi, quando si muovono al mattino per scaldarsi e alcuni volano via senza fare ritorno, altri tornano al punto da dove erano partiti, altri ancora volteggiano nello stesso posto.

    di color d’oro in che raggio traluce (io vidi una scala dorata e scintillante dei raggi del Sole)
    vid’io uno scaleo eretto in suso (che saliva verso l'alto,)
    tanto, che nol seguiva la mia luce. (tanto che non ne potevo vedere la fine.)

    La "scala" descritta da Dante richiama la famosa Scala di Giacobbe, uno dei patriarchi dell'Antico Testamento, descritta dal libro della Genesi (capitolo 28, versetto 12 e seguenti): "Giacobbe...si diresse verso Carran. Capitò allora in un certo luogo, dove si fermò...e sognò di vedere una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo. Ed ecco: gli angeli di Dio salivano e scendevano per essa." Poi Dio gli compare, dicendo che benedirà la sua discendenza, che sarà numerosa: è l'annuncio del futuro popolo di Israele. "Giacobbe allora si svegliò dal suo sonno...ebbe paura e disse: "Com'è terribile questo luogo!" ("Terribilis est locus iste", in latino. In un'altra traduzione, "Questo luogo incute rispetto". E' la scritta che compare sul portale d'ingresso di diversi edifici religiosi, come le chiese e i santuari: essendo luoghi sacri, la frase latina richiama al rispetto da parte di chi ci entra. Anche perchè in questi luoghi c'è effettivamente "la scala che porta al Cielo" e collega Cielo e terra).

    Scala-2
    La Scala di Giacobbe, raffigurata da William Blake. L'altra immagine dà il senso dell'infinito di una scala che collega cielo e terra.


    Poi Giacobbe disse: "Questa è la casa di Dio" ("Betel" in ebraico) e la porta del cielo!" Giacobbe chiamò quel luogo Betel." Si tratta di un'area a 18 km a nord di Gerusalemme, dove ora si trova un villaggio musulmano. Prima di Giacobbe, fu suo nonno Abramo a piantare lì le tende ed erigere un altare. Dopo il sogno di Giacobbe, quel posto divenne il santuario di Betel, che fu il primo santuario della Palestina fino all'avvento della monarchia, con Saul e Davide. Essendo un luogo di confine tra i regni di Giuda e d'Israele, dopo lo scisma, Geroboamo, il re d'Israele, mise a Betel l'immagine del vitello d'oro e da allora Betel divenne santuario idolatrico. Rifiorì poi col cristianesimo: S. Girolamo, con S. Paolo, visitò la chiesa di Betel costruita sul luogo della visione di Giacobbe. Restano ancor oggi le rovine della torre e della chiesa costruita dai Crociati.

    Riguardo al curioso riferimento di Dante ai corvi grigi (detti "pole" nel poema), ai quali il poeta paragona le anime dei beati contemplanti, il poeta fa così perchè, per tradizione, i corvi grigi sono accostati agli eremiti, per via del loro carattere solitario, e anche perché, secondo una leggenda, i corvi grigi furono assai cari a san Benedetto, fondatore dei Benedettini, e lo seguirono da Subiaco a Montecassino, dove nidificarono.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xxi.html

    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 11/5/2024, 19:51
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    CITAZIONE (Stella di Latta @ 10/5/2024, 18:28) 
    Clara dice che la nonna spesso se ne andava di soppiatto, quindi il suo comportamento è davvero strano. Bisogna dire che molte persone non amano gli addii e cercano di salutare frettolosamente. Ma così va un po' perduta la magia di quello che si è fatto insieme, perchè sembra una cosa di cui vergognarsi. Il momento del congedo, anche se dispiace lasciarsi, è un momento che merita attenzione, potrebbe essere anche l'ultima volta che vediamo quella persona...

    Nel romanzo originale di Heidi, la nonna se ne va salutando le bambine, senza ingannarle, e augurando loro ogni bene, garantendo che tornerà presto. Inoltre, prima di andarsene, raccomanda a Heidi di pregare per sentirsi meno sola. Tutta un'altra cosa dall'anime.

    Comportarsi come la nonna dell'anime è una cosa disonesta, perchè così si fa un inganno - e ripetuto più volte, come dice Clara - e questo è davvero un gran brutto comportamento. Non si devono ingannare mai i bambini.

    Loro hanno una piena fiducia in te: se li tradisci, crolla il loro mondo e crescono sfiduciati. Non abbiamo un'idea del male che facciamo a loro, tradendo la loro fiducia.

    La nonna se n'è andata - vigliaccamente, tra l'altro - di soppiatto mentre tutti festeggiavano, ingannando così Clara e Heidi. Non è questo il modo di comportarsi: ma vedo che nel mondo degli anime questo succede abbastanza spesso.

    Credo che faccia parte della mentalità giapponese: evitare i confronti diretti ed eclissarsi appena possibile.

    Anche Candy Candy, dopo anni passati alla casa di Pony, dove era cresciuta assieme ai bambini orfani, che erano suoi amici da anni, quando viene a sapere che i Legan (quelli di Iriza e Neal) la vogliono adottare come dama di compagnia, lei se ne va all'istante a casa dei Legan, senza salutare nessuno del bambini, che in quel momento dormivano, con la stupida giustificazione tipo: "E' meno triste così".

    Così i bambini orfani della Casa di Pony, che erano amici di vecchia data di Candy, la mattina dopo, scopriranno che la loro cara amica Candy, con la quale erano cresciuti insieme da una vita, e che alla quale volevano molto bene, così, tutt'a d'un tratto, di princisbecco, se n'è andata via senza nè informare e neanche salutare. Trattandoli cosi come delle pezze da piedi. "E' meno triste così"? Col cavolo, è infinitamente peggio. E' un tradimento.

    Questo modo di agire è davvero orribile e non tiene da conto i sentimenti degli altri.
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    39 - UNA LETTERA DALL'INDIA
    (primo articolo: qui; precedente episodio: qui)

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    RIASSUNTO

    Siamo verso la fine dell'800. Dopo la morte del padre in Bosnia, Peline Pandavoine e sua madre decidono di raggiungere Vulfran Pandavoine, il nonno di Peline a Maraucourt, in Francia. Viaggiano in un carro coperto, trainato dall'asino Palikare e con loro c'è il cane Barone. Ma a Parigi la madre di Peline si ammala e muore. Dopo un lungo viaggio, Peline arriva a Maraucourt: il nonno è padrone di una fabbrica tessile ed è cieco. Peline si presenta in paese col falso nome di Aurelie: il nonno non aveva mai approvato il matrimonio tra suo figlio e la madre di Peline. Un giorno, Peline fa da intermediaria per alcuni ingegneri inglesi su richiesta di Pandavoine, che le fa leggere anche delle lettere in inglese. Infatti, sta cercando di trovare il figlio Edmond, il padre di Peline, perchè torni e si occupi della fabbrica: ma lui non sa che suo figlio è morto. Pandavoine, nonostante il parere contrario dei suoi collaboratori, assume Peline come sua segretaria: con un nuovo stipendio, lei si prende un nuovo vestito e affitta una camera. (NOTA: i dialoghi sono riassuntivi, non completi)

    STORIA

    Peline dorme nella sua nuova camera, quando, alla mattina, sente martellare: si tratta di Paul, il fratellino di Rosalie, che sta preparando una cuccia per Barone. Peline si alza e va sul balcone (in vestaglia da notte, tra l'altro):
    "Paul, che stai facendo a quest'ora? Una cuccia? Oh, è molto bella!"
    "Manca solo il tetto" specifica Paul.
    "Però fai troppo rumore alla mattina presto. Non lo dico per me, ma anche gli altri adesso stanno dormendo nell'albergo."
    "Oh, non si preoccupi, signorina Aurelie" dice l'albergatore, che compare in quel momento "Gli ho dato il permesso. A tutti i clienti dell'albergo piace Barone."
    "Oh, allora va bene" replica lei, tornando dentro e iniziando a lavarsi la faccia. Poi si veste e va al lavoro, salutando Paul e ricordandogli che dopo deve andare a scuola.

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    Una volta arrivata in ufficio, Peline ritaglia le notizie sulla tessitura dal giornale e va da Pandavoine con la cartelletta in mano: riguardano l'lndia. Nel frattempo, Pandavoine redarguisce Toluel per la faccenda di una macchina della fabbrica che non funziona da tempo e non è stata ancora controllata.
    "E' una macchina che avrà vent'anni, signor Pandavoine" si giustifica lui.
    "Ma l'avete controllata? Avete verificato se era il caso di cambiarla davvero o se bisogna solo cambiare qualche pezzo?"
    "Ecco..."
    "Non possiamo spendere soldi inutilmente. Andrò a vedere di persona. Aurelie, vieni con me."

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    Lei e il nonno si avviano per le vie della fabbrica, incrociando diverse persone.
    "Buongiorno, signor Pandavoine."
    "Buongiorno, Pascal. Vanno bene le cose nel tuo settore?"
    "Certo."
    "Lei riconosce tutti, signor Pandavoine?" chiede Aurelie sorpresa, visto che lui è cieco.
    "Se no, non potrei gestire l'azienda" risponde. E Pandavoine si ferma all'improvviso: ha sentito qualcuno sbadigliare nel magazzino, e la persona che l'ha fatto si trova davanti il suo principale in persona.
    "Signor Pandavoine, io..."
    "Jacques, cosa ci fai qui in magazzino? Non dovevi occuparti delle tue cose?"
    "Certo, stavo proprio per farlo, signor Pandavoine" e si allontana di fretta.
    "E' uno sfaticato, l'avevo già redarguito prima" commenta il vecchio.

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    Quando arriva alla macchina rotta, il tecnico gli spiega che si tratta di una ruota dentata danneggiata.
    "Quindi basterebbe cambiare la ruota? Bene, fatevela procurare, poi fatemi sapere" conclude Pandavoine.
    Peline è commossa per lo zelo del nonno che vuole controllare ogni cosa, ma sa che lui è da solo e cieco, nonostante la sua volontà. Quando ritorna, Pandavoine rimprovera Toluel per non aver controllato l'impianto a dovere.

    e1


    Nel frattempo, arriva l'ingegner Fabry con la posta e incrocia Theodore, che lo osserva incuriosito: è molto interessato alla posta e origlia alla porta di Pandavoine.
    "Si tratta di dieci lettere francesi, ma una è in inglese, signor Pandavoine" spiega Fabry.
    "E' un francobollo strano" commenta Toluel "Credo che venga dall'India."
    Pandavoine sussulta e dice:
    "Datelo a me. Il resto lo controllerò più tardi. Potete andare."
    Poi chiama Aurelie/Peline.
    "Aurelie, controlla fuori dalla porta, e vedi se qualcuno origlia" dice subito lui. Peline controlla e vede che non c'è nessuno. Ma Theodore, che si era allontanato in tempo, poi torna indietro per origliare.
    "Va bene, leggimi questa lettera" dice Pandavoine alla ragazza. Peline la apre e dice:
    "La manda un certo Padre...Filder. Ha una brutta calligrafia, non si legge molto bene. Avrei bisogno di un dizionario..."
    "Non mi interessano i dettagli, fammi solo un riassunto."
    "Sì...dunque...ha dei periodi piuttosto lunghi, è dispersivo...faccio fatica ad afferrare il senso subito."
    "Va bene, scrivimi allora un resoconto completo. Vai a tradurre. Ah, Aurelie: questa è una lettera privata. Nessuno deve sapere niente di quello che c'è scritto."
    "Sì, signor Pandavoine."
    Peline si avvia verso il suo studio e Theodore scappa via subito, perchè si era nascosto proprio lì per ascoltare. Quando esce, una dipendente, la signora La Sec, lo vede e lui la saluta imbarazzato.

    g4


    Peline apre il dizionario e inizia la traduzione: rimane sconvolta nel capire che la lettera parla di suo padre, di sua madre e di lei.
    "I fatti si sono svolti tempo fa" racconta la lettera "Il signor Edmond Pandavoine si era sposato con miss Mary Stevenson: una donna bella, intelligente, generosa. Si spostarono a Dethra con la figlia di tre anni."
    Peline piange tenendo stretta la lettera. Nel frattempo, Toluel, che è fuori dall'edificio, vuole sapere dov'è Theodore. La signora La Sec gli dice che lo aveva visto nelle vicinanze dello studio di Pandavoine.

    h6


    Intanto, Theodore entra nello studio di Peline: lei nasconde subito i fogli e chiede cosa vuole.
    "Oh, volevo solo prendere un vocabolario inglese-francese"
    "Ma lei non sa l'inglese..."
    "Bè, lo sto studiando. Mi sembra che la traduzione della lettera a mio zio stia andando bene, eh?"
    "Sì, sta andando bene."
    "Posso vedere come va?"
    "Mi dispiace, non potete leggerla."
    "Ma tanto me lo dirà mio zio, no?" risponde lui stizzito.
    "Allora ve lo dirà lui, io non ve lo posso dire."
    "Brutta..."

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    In quel momento, arriva Toluel:
    "Non dovreste essere allo stabilimento di Saint Pepoy, signor Theodore?"
    "Ecco, volevo prendere un dizionario d'inglese."
    "E non lo potete usare" replica lui.
    Peline gli dà il dizionario che stava usando lei, e Theodore se ne va seccato.
    "Quel dizionario vi poteva servire" commenta Theodore.
    "Ne posso fare a meno" replica Peline.
    "Allora la traduzione l'ha già fatta?"
    "Non posso rispondere."
    "Ma io sono il rappresentante del signor Pandavoine, ho il diritto di sapere i suoi affari."
    "Anche quelli personali?"
    "Allora si tratta di cose personali in quella lettera?"
    "Non intendevo questo. Solo, anche per le cose personali?"
    "Il signor Pandavoine è molto malato. Una brutta notizia potrebbe essergli fatale. Potrebbe morire. Capisce quello che sto tentando di dire? Bisogna che io sappia anche dei suoi affari personali per trovare il modo di dirglieli nel modo giusto. Quindi, è giusto che sappia cosa c'è scritto sulla lettera" e si tira subito avanti per afferrare la traduzione. Ma Peline allontana subito i fogli e li mette nel cassetto, dicendo:
    "Non posso darveli!"
    Toluel cerca di afferrare i fogli, ma la mano viene bloccata dal cassetto che si chiude sulle dita di Toluel. Lui tira indietro la mano dolorante, esclamando:
    "Brutta arpia!"

    k2


    Toluel si allontana a denti stretti e Peline va nello studio di Pandavoine.
    "Scusi il ritardo."
    "Ho sentito la tua porta aprirsi due volte."
    "Sì, erano il signor Theodore e il signor Toluel."
    "Lo immaginavo. Hai fatto leggere loro al lettera?"
    "No."
    "Bene, leggimela allora."
    "Dunque, la lettera dice che il signor Edmond è partito da Decca per Dajir, insieme alla moglie e alla figlia. Aveva mandato delle lettere da Dehra, vicino al Tibet, dove si è fermato lì per alcuni anni."
    "Quanti anni?"
    "Non lo dice."
    "E poi?"
    "Dice che l'avvocato Philippe in India non ha potuto incontrare Padre Filder, perchè era in viaggio."
    "Tutto qui? Non c'è dell'altro?"
    "Bè, parla della moglie di Edmond."
    "Hmm?"
    "Dice che la signora Pandavoine era molto bella, intelligente, gentile..."
    "Basta, io non considero quella donna come mia nuora!"
    "Eh? Ma...si sono sposati..."
    "Un matrimonio in India non conta in Francia."
    "Ma...la loro figlia?"
    "Bè, posso darle del denaro. Io aspetto mio figlio. Se n'è andato per colpa di quella donna. Io sento di odiarla. E non voglio sentir parlare della nipote!"
    Peline piange in silenzio.

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    COMMENTO

    LA MADRE DI PELINE

    h6-1


    Per la prima volta si viene a sapere il nome della madre indiana di Peline: Mary Stevenson. Non è certo un nome indiano, e nel romanzo originale si chiama Marie Doressany. Apparteneva a una casta alta di bramini (è la casta sacerdotale più elevata). Lei e la sua famiglia, però, si erano convertiti alla religione cattolica per merito di Padre Leclerc, coetaneo di padre Filder, l'autore della lettera in questione. Ma chi abbandona la religione induista abbandona anche la sua casta, quindi il proprio rango, le relazioni, la vita sociale. Il fatto di aver abbracciato la religione cristiana li portò a discendere tra i paria. Non è che la conversione al cristianesimo sia una cosa facile nei paesi non cristiani: oltre alla vita sociale, a volte si perde anche la vita stessa (i musulmani per esempio sgozzano i convertiti al cristianesimo). La famiglia Doressany, rinnegata dal mondo indiano, si rivolse verso la società europea, e in particolare si creò un legame di affetto e affari con la famiglia Bercher, una famiglia francese residente in India. Le due famiglie fondarono una fabbrica franco-indiana di mussole (tessuto asiatico prodotto a Dacca, in Bangladesh), la Doressany-Bercher. A casa della signora Bercher, Edmond Pandavoine, il figlio di Vulfran, conobbe Marie Doressany e si innamorò di lei. Il sentimento fu reciproco, e così si sposarono a Dacca, nella cappella di padre Leclerc, contro il volere di Vulfran Pandavoine, il padre di Edmond. Edmond e Marie vissero per quattro anni a Dacca, nella casa dei suoceri Doressany, e lì nacque Peline. Però, ad un certo punto, la fabbrica Doressany-Bercher fece cattivi affari e alla fine fallì. I genitori di Marie, i coniugi Doressany, morirono uno dopo l'altro e la famiglia Bercher ritornò in Francia. Edmond e la moglie partirono con la bambina, che a quei tempi aveva tre anni, per un viaggio di esplorazione a Dalhousie, una città dell'India, per collezionare piante e curiosità di ogni genere per conto di alcune ditte inglesi (fu in quell'occasione che Peline iniziò a conoscere l'inglese). Non tornarono più a Dacca: si stabilirono a Dehra, sulla frontiera del Tibet e dell'Himalaya, dove Edmond, coi suoi affari, guadagnò parecchio. Però conobbe ancora delle difficoltà economiche e alla fine fece il fotografo ambulante a bordo di una carrozza, raggiungendo Sarajevo, in Bosnia. Poi si ammalò di polmonite e morì a Bousovatcha, sempre in Bosnia, lasciando sole la moglie e la figlia Peline: da lì inizia la storia che conosciamo.

    QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE!

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    Come ho scritto qui, in questo episodio Vulfran Pandavoine dice a Peline che il matrimonio di suo figlio Edmond, fatto in India, non ha valore in Francia. Dal punto di vista religioso, ovviamente, questa affermazione non ha senso, visto che il sacramento del matrimonio per la Chiesa Cattolica è sempre valido, dovunque sia fatto. Ma, dal punto di vista civile, le cose erano diverse: a quei tempi, infatti, il codice Napoleonico del 1804 (caratterizzato da un forte anticlericalismo) era ancora in vigore in Francia, e detto codice stabiliva che il matrimonio fosse considerato valido per lo Stato solo se celebrato di fronte a un ufficiale di stato civile. Si trattava di una intromissione illecita dello Stato nelle cose della Chiesa e negli affari personali delle persone. Evidentemente, in India quel matrimonio non era stato celebrato in presenza di un ufficiale di Stato francese: quindi, se era valido per la Chiesa Cattolica, non lo era per lo Stato francese.

    SOTTOTITOLI AGGIUNTI

    I sottotitoli sono stati aggiunti alle scene tagliate nella trasmissione originale: non si vede però il motivo di questi tagli. Forse per questioni di minutaggio, cioè per stare dentro allo spazio di trasmissione permesso. Infatti, si trattava solo dei commenti dei lavoratori, della presentazione delle lettere da parte di Fabry e dei tentativi di Toluel di convincere Peline.

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    L'INDIRIZZO

    Il nome Vulfran Pandavoine è spesso storpiato nelle lettere: qui, per esempio, è chiamato Billflan Pande Van. Inoltre, l'indirizzo dovrebbe essere Maraucourt, visto che vive lì: invece c'è il nome della città di Villeneuve le Roi, che credo che non esista.

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    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK A PELINE STORY

    Edited by joe 7 - 10/5/2024, 22:43
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    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 9/5/2024, 22:21) 
    In effetti quando leggo L'Uomo Ragno sul quindicinale e poi sulle storie classiche sono queste ultime a colpirmi di più.
    Basti dire che mi sono preso gli omnibus di Roger Stern per avere delle storie qualitative da leggere.

    L'Uomo Ragno di Roger Stern è stato un buon periodo del personaggio, quindi vai a colpo sicuro. Comunque è stato un lavoro altalenante, con storie memorabili come lo scontro col Fenomeno, oppure con l'Androide del Pensatore Pazzo e altre piuttosto patetiche, con donne scialbe come Debra Whitman. Poi ha reinserito la Gatta Nera e il personaggio di Goblin.

    Ma di Roger Stern ricordo più volentieri la sua saga su Capitan America con John Byrne e quella dei Vendicatori con John Buscema.
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    31 - UN SALUTO DALLA CARROZZA
    (primo post dell'analisi di Heidi: qui. Precedente post: qui)

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    RIASSUNTO: Siamo a Dorfli, in Svizzera, ai primi dell'Ottocento. Dete porta sua nipote, la bambina Heidi, dal Vecchio dell'Alpe, il nonno della bimba: un uomo burbero e solitario, che vive nella sua baita, lontano dal paese. Dete deve andare a Francoforte per lavoro e il nonno è l'unico che può badare alla bimba. Nei giorni successivi, Heidi si ambienta al mondo della montagna, mentre il nonno si prende cura della bambina e inizia ad affezionarsi a lei. Un giorno, Dete ritorna: dice di aver trovato un posto per Heidi a Francoforte e la porta dalla signorina Rottenmeier, la tutrice di Clara Sesemann, una ragazzina che è rimasta paralizzata alle gambe per una malattia. Heidi si affeziona a Clara, ma sente la nostalgia delle montagne. I suoi tentativi di ritrovare l'ambiente di casa vengono sempre stornati dalla Rottenmeier. Ad un certo punto, arriva il padre di Clara, il signor Sesemann, che prende in simpatia Heidi. Successivamente, arriva la nonna di Clara, e Heidi e Clara sono molto contente di conoscerla. In particolare, la nonna insegna a Heidi a leggere e a fare i conti. Quando Clara si ammala di influenza, Heidi e la nonna la aiutano a guarire presto. Ma la nonna sa che tra poco deve tornare nel suo paese...

    STORIA

    Heidi gioca ancora a morra cinese con la nonna, imparando a contare i gradini delle scale.
    "Perchè non mi avevate detto che stavate giocando a morra?" chiede Clara, avvicinandosi con l'aiuto di Sebastiano.
    Sebastiano fa le parti di Clara e sale o scende le scale al suo posto, mentre anche lei gioca a morra con la nonna.
    "Cos'è questo rumore?" chiede la Rottenmeier "Signorina Clara, non dovrebbe fare il riposino? Montanara, l'hai svegliata tu!"
    "Sono stata io" si intromette la nonna "Sto insegnando loro la matematica."
    "Ma le sembra il modo di insegnarglielo?" chiede l'altra, esasperata.
    "Giocando si impara."
    "D'accordo, rovini pure le bambine, ma non sarà per molto!" e la Rottenmeier se ne va.
    "Cosa intendeva dire?" chiede Clara, sospettosa e un pò spaventata.
    "Niente, è fuori di sè" la tranquillizza la nonna.

    Ma Clara è tutt'altro che tranquilla e chiede a Sebastiano: il maggiordomo è costretto a confermare.
    "Temo che vostra nonna tra un pò tornerà a casa" dice.
    Le due bambine sono tristi. Heidi gioca ai pupazzi con Clara.
    "Ma dille che questa è casa sua!" suggerisce Heidi.
    "Gliel'ho detto mille volte. E' sempre così" risponde triste Clara.

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    Heidi va dalla nonna per verificare, e vede che sta facendo le valigie.
    "Allora è vero" dice Heidi sconvolta.
    "Hai litigato con Clara?" chiede la nonna.
    "No."
    "Ti ho trovato questa stoffa per le bambole."
    Heidi piange e la nonna la abbraccia.
    "Ogni visita deve finire."
    "No, se tu non vuoi."
    "Anch'io mi sono divertita" dice la nonna"
    "Allora rimani."
    "Non si può. Non vuol dire che non ci rivedremo. Appena torno a casa vi scriverò, ci rivedremo."
    "E quando tornerai?"
    "Verrò quando saprai leggere da sola il libro che ti ho dato."

    d1


    Da allora Heidi legge il libro con attenzione, e Clara osserva:
    "E' la storia del Principe ranocchio."
    "Eh? Pensavo fosse la bella addormentata."
    "Ma perchè lo ripeti a memoria?"
    "La nonna ha detto che se conosco tutto il libro, tornerà."
    "Ma così non lo leggerai."
    "L'importante è che torni, devo memorizzarla."

    d8


    A cena, la nonna fa nuovamente suonare i bicchieri, ma Heidi e Clara sono tristi.
    "Non mi rendete le cose difficili, non posso fare altrimenti" osserva la nonna.
    Il giorno dopo, vanno a fare un giro in carrozza. Vedono una persona che pesca al fiume, e quella dà loro il pesce preso. Heidi e Clara giocano al parco e prendono qualcosa al bar. Vedono i soldati che passano. Poi sentono le campane a festa: è un matrimonio e seguono gli sposi.
    "Da noi in montagna il matrimonio è diverso" osserva Heidi.
    "Torniamo a casa a giocare al matrimonio" suggerisce Clara.

    f7


    Una volta tornati, Clara ha il vestito da sposa e Heidi mette il velo sopra la testa di Clara.
    "Peccato che non possa diventare una sposa" dice Clara.
    "Perchè?"
    "Non lo vedi, Heidi? Sono in carrozzella!"
    "Prima o poi guarirai."
    "Grazie, speriamo."

    La nonna invita degli ospiti che cantano la marcia nuziale: tutti applaudono all'entrata di Clara. I musicisti iniziano le danze e la nonna danza con uno travestito da orso. Anche Sebastiano e Tinette ballano. Arriva anche il ragazzo dell'organetto. La Rottenmeier è furiosa.
    "Temo che sia arrivato il momento, Giovanni" dice la nonna, e si allontana in silenzio.

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    i8


    Heidi e Clara ballano, ma Heidi si accorge che manca la nonna e corre lungo le scale: vede la carrozza e la insegue.
    "Nonna!" grida.
    Lei risponde allontanandosi:
    "Torna a casa e dì a Clara che mi dispiace."
    "Allora torna presto, ti prego!"
    "Addio piccola, a presto."
    Heidi torna a casa Sesemann, piangendo. E vede che non c'è più nessuno: ci sono solo dei coriandoli sparsi dappertutto e Tinette che sta iniziando a pulire. La cameriera sospira:
    "E' stata una bella festa."
    "E gli ospiti?" chiede Heidi.
    "La Rottenmeier li ha mandati via. Almeno le è scoppiato sotto un mortaretto. Non dovrei dirlo, ma se lo meritava. Si è comportata davvero male."

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    n1


    Heidi va da Clara che piange.
    "La nonna fa così ogni volta."
    Alla sera sono a cena, molto tristi. Heidi colpisce il bicchiere con un cucchiaio e le stoviglie, come faceva la nonna, e così anche Clara. Arriva la Rottenmeier e si fermano:
    "Basta con queste stupidaggini. Spero che non abbiate dimenticato l'educazione. E' stato divertente, ma ora bisogna essere educati. Adelaide, stai dritta. E non fare dei rumori."
    A Heidi cade un cucchiaio e si china per raccoglierlo, e la Rottenmeier dice stizzita:
    "Ma c'è la servitù per questo, non devi chinarti! Sebastiano!"

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    COMMENTI

    In questa storia vediamo uno dei rari cambiamenti dei vestiti di Clara, che porta sempre lo steso abito blu: stavolta ha addirittura un abito da sposa. Il comportamento della nonna non è stato onesto: fuggire via con l'inganno è stato un atto di vigliaccheria. La Rottenmeier si mostra qui come un personaggio molto cupo: il suo disprezzo per le feste raggiunge livelli addirittura patologici. Anzi, è la prima volta che viene apertamente criticata da Tinette.

    LA STORIA DEL PRINCIPE RANOCCHIO

    Heidi legge sul suo libro delle fiabe dei fratelli Grimm ("Racconti del focolare", "Kinder und Hausmärchen" nell'origionale, cioè "Fiabe per bambini e famiglie") la storia del Principe Ranocchio, con tanto di immagine. Ovviamente le scritte sono in tedesco.

    d5



    FRANCOFORTE

    Nel giro a Francoforte, si vede il fiume Meno e mangiano i tipici dolci tedeschi. I soldati tedeschi sono quelli dell'esercito del cancelliere Bismarck (siamo nell'800).

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    TINETTE

    Per la prima volta si vede Tinette che balla con Sebastiano e batte addirittura il tamburello, con sua evidente soddisfazione: infatti è la prima - e unica - volta che vediamo Tinette sorridere.

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    IL RAGAZZO DELL'ORGANETTO

    Torna anche il ragazzo dell'organetto degli episodi 22, 23 e 24.

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    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK SU HEIDI

    Edited by joe 7 - 9/5/2024, 20:00
  7. .
    CITAZIONE (Stella di Latta @ 9/5/2024, 11:41) 
    Non ho letto "Civil War", anche di recente l'ho avuto tra le mani ad un prezzo conveniente.
    Il fatto è che questi fumetti con colori cupi, superfici lucide che riflettono la luce rendendo complicata la lettura, mi sembra che non siano fatti per essere letti in modo rilassato.
    Forse si trattava di una pessima edizione, non so, ma non ne valeva davvero la pena!
    Da quello che scrivi Joe, è uno di quegli episodi che, pur essendo famosi, hanno fatto "terra bruciata" intorno a loro.
    Voglio dire che, puntando sull'effetto shock e la brutalità, hanno creato delle premesse insostenibili per lo sviluppo dei loro personaggi. Dopo questa guerra tra super eroi, che ne è stato di loro?
    Sono tornati amici come prima? Mi pare impossibile.

    Non hai letto Civil War? Non hai perso niente e hai risparmiato soldi, credimi.

    I colori cupi, ultimamente, sono di moda nei fumetti. Li ha persino Topolino. Tutte le colorazioni che fanno adesso sono cupe. Anche nei film. Evviva l'allegria, chissà dov'è andata? Sembra che si debba essere tutti cupi per forza e che sia vietato ridere. Eppure, se c'è una cosa che dà salute e sollievo al cuore e allo spirito, è proprio la risata e i colori sgargianti e piacevoli che allietano il cuore. Il cupo, lo scuro, è opprimente, claustrofobico, chiuso, pessimista. E' il colore di chi ama la morte. Non dico che non lo si debba mai mettere, ma solo ogni tanto: se lo metti sempre, invece, vuol dire che nella tua testa c'è qualcosa che non va.

    Quello che dici è vero: dopo una storia così piena di odio, violenza, tradimenti, spietatezze, atrocità, morti come Civil War è assurdo che si possa continuare come prima. Eppure, per continuare a pubblicare storie di supereroi, hanno dovuto farlo per forza, passando sopra a tutte le spaventose violenze - fisiche e psicologiche - provocate da Iron Man e dall'odio della guerra civile che c'è stata. Hanno fatto un'arrampicata sugli specchi che non ti dico. Gli autori sono stati costretti a far finta che Civil War non sia mai successo, o qualcosa del genere. E Iron Man non ha mai chiesto scusa per le sue atrocità e abominii neanche una volta: al massimo ha detto che "questa accusa è una grottesca esagerazione", facendo così la vittima.

    Mi chiedo se ci sia ancora qualcuno della vecchia guardia che abbia continuato a leggere le storie Marvel, dopo questa serie di atrocità. Chi ha continuato a comperare fumetti Marvel lo stesso, credo che siano stati i nuovi acquirenti dopo Civil War, o inguaribili collezionisti: ma non dei lettori che amano i personaggi. Il rapporto che c'era tra personaggi Marvel e i lettori si è guastato per sempre.

    Civil War è stata la morte vera, e definitiva, della Marvel. Quello che c'è adesso al suo posto è solo un baraccone da Luna Park per eventuali visitatori, ma si tratta di storie con pupazzi senz'anima, cadaveri che camminano. Non sono più personaggi Marvel. Anzi, non sono più personaggi e basta. Sono solo manichini.
  8. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 8/5/2024, 21:35) 
    Ho letto alcune storie di Iron Man pubblicate nella collana Super Eroi Classic e comprendo quanto il personaggio sia stato snaturato in Civil War.
    In quelle storie Tony veniva definito un ingenuo idealista.

    Ai tempi dei supereroi che erano degni di avere questo nome, Iron Man era "il vendicatore d'oro" per via del colore della sua armatura: viveva amori tragici, affrontava nemici potenti con un cuore malandato che poteva tradirlo in ogni momento, cercava di dare il meglio come poteva anche nelle situazioni più avverse. Erano storie tante volte memorabili, per me: disegnate da George Tuska prima (che ha disegnato per me l'Iron Man perfetto) e dal primo John Romita Junior, poi da Bob Layton, me le ricordo ancora adesso. Poi c'è stato il periodo dei problemi con l'alcool e le storie persero il mordente, secondo me, anche se sono state spesso elogiate in rete. Poi c'è stato il disastro totale di un Iron Man malvagio, perverso, crudele e completamente stravolto in Civil War. Da dimenticare totalmente, sia questo che quello dopo. Preferisco mille volte il classico Vendicatore d'oro.

    archiegoodwinironman8

  9. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 8/5/2024, 18:30) 
    Ho letto questa storia qualche anno fa sui Masterworks e la ricordo bene.
    Praticamente Capitan America e il Teschio Rosso hanno un legame simile a quello di Batman e Joker, tutti coinvolti in una lotta perenne fra loro. In una storia degli anni '90, in cui Cap rischia la vita a causa della degenerazione del siero del Supersoldato, si salva grazie ad una trasfusione col Teschio, quasi a voler rimarcare il loro stretto rapporto.

    Non sapevo della faccenda del siero del supersoldato: a quei tempi, la qualità delle storie Marvel si era così abbassata che le avevo abbandonate. Questo comunque conferma il legame - di inimicizia, ma sempre legame - tra di loro: si conoscono perfettamente l'un l'altro. Come avevo detto, Arnim Zola aveva trasferito la mente del Teschio in un clone di Capitan America: poi, in un altro scontro con Capitan America, il suo volto era diventato un vero teschio (un pò come nel film). Questo conferma il legame tra di loro: ma c'è dell'altro, un dettaglio che mi aveva colpito. Per diverso tempo, Capitan America non aveva creduto che quel Teschio fosse quello vero: lui credeva che fosse morto nella storia di De Matteis. Ma, in una particolare circostanza, lo vide bene negli occhi: e aveva capito che era proprio lui. "Quegli occhi crudeli, privi di ogni umanità...nessuno ha occhi simili. Nessuno. Non ci volevo credere, ma adesso ho capito: il Teschio Rosso è vivo."

    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 8/5/2024, 18:30) 
    Nell'MCU invece, il Teschio diventa così per aver usato su di sé una versione imperfetta del siero che ha dato i poteri a Capitan America ed il teschio é la sua faccia.

    Non seguo i film, anche se qualcuno l'ho visto. Comunque questo fatto conferma il legame tra di loro.

    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 8/5/2024, 18:30) 
    La descrizione del Teschio Rosso che hai fatto mi ha ricordato la versione cinematografica di Fantomas con Jean Marais; anche lì il celebre ladro (a differenza dei romanzi originali) era un personaggio senza volto, senza passato, freddo ed implacabile.

    Qualcosa ho visto di Fantomas, ma non ne so molto: credo però che nei suoi film fosse proprio così.
  10. .
    CITAZIONE (Stella di Latta @ 8/5/2024, 17:50) 
    Ho scritto una inesattezza riguardo i titoli di Tex in ultima pagina.
    In realtà per un certo periodo veniva pubblicata una ricca anteprima del numero successivo, con tanto di tavole e didascalie, qui un esempio:
    Kento-non-perdona

    Purtroppo fu una tradizione che non venne mantenuta a lungo.
    Credo che nella prima centuria ci fosse poi solo un disegno accanto ai titoli anonimi:
    Giustizia-ok

    Anche per Mister No in un certo periodo ci fu l'anteprima con disegni e riassuntino (a partire circa dal 1981, non so per quanto tempo) :
    Oro

    Una curiosità su Zagor. L'ultimo numero che aveva il disegno accanto ai titoli che raccontavano ciò che sarebbe successo nel prossimo episodio, fu proprio l'albo che contrassegna la fine della golden age, "L'orrenda magia", con raffigurato un tempio indiano.
    Da lì in poi ci sarebbero stati solo i titoli "personalizzati".
    Orrenda-Magia

    Mi erano sempre piaciute le anticipazioni: mi ricordo quelle di Tex, ma anche di Martin Mystere o Mister No, con la copertina, qualche vignetta e dei commenti. E' davvero un peccato che non abbiano continuato a farlo. Invece, le presentazioni anonime tipo: "Il prossimo numero uscirà a... e avrà come titolo...." mi erano sempre sembrate anonime, impersonali, e non bastava certo un disegno accanto per farmele piacere. Invece, le presentazioni drammatiche di Zagor riguardo al prossimo numero mi erano sempre piaciute, perchè aggiungevano pathos alla narrazione. E, purtroppo, Zagor era l'unico che faceva queste succose anticipazioni, che erano quasi dei quadri. Poi ha smesso anche lui (non sapevo che l'anticipazione su "Orrenda magia" fosse stata l'ultima, non ci avevo fatto caso...grazie dell'osservazione!). ^_^
  11. .
    LA NASCITA DEL TESCHIO ROSSO
    (Prima saga: qui)

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    Capitan America fu creato da Joe Simon e Jack Kirby il 20 dicembre 1940: è un supersoldato patriottico che combatte contro i Nazisti. Il suo fumetto ebbe una grande popolarità. Già allora affrontava il Teschio Rosso, che era solo un criminale nazista tra i tanti. Con la fine del conflitto, però, perse la sua popolarità. Negli anni '50 combattè contro i comunisti in piena Guerra Fredda, ma la pubblicazione non durò molto (successivamente, il Cap anticomunista fu introdotto nelle storie di Capitan America della Marvel degli anni '70, identificandolo come un altro Capitan America impazzito che combatte contro quello vero). Nel 1964 Stan Lee lo introdusse come comprimario dei Vendicatori. Il personaggio fu umanizzato, coi suoi problemi personali e il rimorso per aver perso il suo compagno Bucky durante la guerra. Diventò la coscienza dello spirito americano, o comunque un simbolo della libertà contro ogni dittatura. Il Teschio Rosso era allora un cattivo anonimo, come l'originale Capitan America degli anni '40: in questa storia, Lee e Kirby fanno una retcon, dandogli un passato e un'origine più drammatica di quella originale. Tra le origini dei criminali Marvel, questa è sicuramente la più memorabile.

    Siamo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale ed è il primo incontro tra Capitan America, prigioniero dei Nazisti, e il Teschio Rosso. Per essere precisi, sarebbe il secondo: nella storia precedente, sempre di Lee e Kirby, Cap aveva affrontato un Teschio Rosso che aveva agito come spia in America. Una cosa piuttosto ridicola, anche per un fumetto Marvel. C'era anche una scena in cui il Teschio stava facendo svenire un'infermiera con del gas per addormentare: roba trash simile al Batman dei telefilm. Eppure era il Teschio che compariva nelle storie originali degli anni '40. Lee e Kirby capivano che quel Teschio non funzionava: era un personaggio troppo stupido. Il Teschio doveva essere, nelle loro intenzioni, il nemico numero uno di Capitan America. Bisognava cambiare tutto. Quindi conclusero la storia rivelando che quel Teschio si chiamava Maxon, un venditore d'armi americano venduto ai nazisti. E fanno capire chiaramente che quel Maxon non era il vero Teschio Rosso, che finora aveva sempre agito solo nella Germania nazista, dove Cap è stato catturato e fatto prigioniero. Il vero Teschio non è mai stato in America, finora. Da qui si può ricominciare da capo.

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    Ecco la prima novità: il Teschio Rosso ha una capacità combattiva che rivaleggia con quella di Capitan America. Questo in futuro non è stato mai mostrato molto, comunque: il Teschio è soprattutto uno che fa dei piani. Di solito, non è un lottatore, non fa acrobazie. Ma, in certi casi, mostra di saper lottare: ha fronteggiato a mani nude Destino e ha sconfitto Crossbones.
    Il Teschio racconta a Cap il suo passato: non per fare delle confidenze, nè per chiacchierare, ma solo perchè gli gira, che tanto dopo lo ucciderà. E' il tipo di chiacchiere che gli piacciono. E racconta di essere stato sempre uno sbandato sin da piccolo: non rivela il suo nome, e nei flashback Kirby non mostra mai il suo volto. Questa è stata l'idea geniale di Lee e Kirby: non mostrare mai nè il volto, nè il nome del Teschio Rosso. Farlo vedere, insomma, come un signor nessuno, un tizio qualunque, una nullità senza sostanza. C'è anche un'altra cosa da notare: il Teschio del flashback, prima di diventare il Teschio Rosso, non parla mai. Quindi non sappiamo neanche come si esprime. In questo modo, si toglie al Teschio ogni umanità. Se volevate vedere come si fa a fare un personaggio totalmente malvagio, ecco qua un esempio. Lee e Kirby non fanno mai mostrare alcun cenno di umanità in lui. Il Dottor Destino può avere ogni tanto un sussulto di umanità. Lui no. Destino non mostra il suo volto perchè è sfigurato; il Teschio, invece, non mostra il suo volto perchè lui è "senza volto", è il male assoluto.

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    Successivamente, nel 1984, J. M. De Matteis, in Capitan America 298, fece vedere il volto del Teschio e gli diede un nome: Johann Schmidt. Come scelta è azzeccata, perchè è l'equivalente inglese di John Smith: un nome anonimo. Ma dargli un volto, e un nome, significava umanizzarlo: qui De Matteis ha cambiato l'intenzione originale di Lee e Kirby. Ma torniamo alla storia.
    Capitan America non è impressionato dai racconti sulla povertà e persecuzioni del Teschio da giovane: come se il fatto di aver avuto un passato simile, in qualche modo, giustificasse le sue azioni. E' un modo di pensare oggi molto attuale, tipo: "Poverino, non è del tutto colpa sua, vedi come lo picchiavano" e altre frasi simili. Invece Cap gli dice per prima cosa che il Teschio non era certo stato l'unico ad aver avuto queste esperienze. Poi gli dice che anche lui ne ha passate, ma non per questo fa la vittima. Anzi, il fatto di aver avuto anche lui delle brutte esperienze in passato non gli ha certo impedito di diventare Capitan America, a differenza del Teschio. E' come se avesse detto: "Guarda che non è mica colpa degli altri se tu sei diventato il Teschio. La responsabilità di quello che sei diventato è solo tua, non della società." E la risposta del Teschio è di chi non ha più argomenti da contrapporre: una bella sberla, così forte da far cadere a terra.

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    Poi arrivò il giorno fatale: dopo un mucchio di lavori da poveracci, il futuro Teschio aveva trovato un incarico di cameriere, o fattorino, di un albergo. In quei giorni, l'albergo era stato occupato da Hitler e dal suo establishment nazista. Tutta la città era piena di soldati nazisti, passo dell'oca e saluto romano da ogni parte. L'uomo senza nome guardava tutto, impressionato dalla grandezza della forza di Hitler e avvilito dalla sua nullità. Quella sera, per ordine di Hitler, portò loro un rinfresco.

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    In quel momento, Hitler stava rimproverando il capo della Gestapo (a quei tempi era Heinrich Himmler) per un suo fallimento. Himmler cercò di scusarsi, ma Hitler insistette: anzi, scommise che quel fattorino, che era appena arrivato, sarebbe stato capace di fare meglio di lui. Anche qui il volto di Hitler è nascosto: poi lo si vedrà in faccia, ma già da queste due vignette di presentazione si nota la sua disumanità. Kirby gli aveva tolto il volto come ha fatto col Teschio: per far capire così che loro due sono simili.

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    Hitler fissò l'uomo, riconoscendo in lui un grande potenziale: ne farà il suo capolavoro. Notate come i colori dello sfondo diventino via via sempre più accesi: da un vago, freddo colore opaco, a un caldo arancione, fino al rosso: il colore del sangue e quello più acceso di tutti. Il "fattorino" abbassa gradualmente la testa, come per sottomettersi alla volontà di Hitler. Accetta di lasciarsi plasmare dal Fuhrer senza dire nulla: è un oggetto nelle sue mani. Inizia così la sua trasformazione.

    C5b


    Viene addestrato ad essere un "soldato d'assalto", cioè appartenente alle famigerate SS ("Schutz-Staffen", "schiera di protezione": si trattava della guardia personale di Hitler), famose per le loro atrocità. Ma Hitler, quando lo venne a sapere, diventò furioso: non voleva nulla del genere per lui. Era troppo poco. L'ex-fattorino doveva essere il suo capolavoro, non un banale membro delle Truppe d'assalto. Doveva diventare la personificazione del male, non un soldato qualunque. Decise quindi di occuparsene lui personalmente.

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    Subito dopo, Hitler si allontanò e, quando tornò, diede all'uomo senza nome una scatola. Si trattava di un vestito che lui aveva progettato e ordinato personalmente. "Entra nello stanzino e indossalo", ordinò Hitler. L'altro eseguì senza fiatare: ricordate che fino ad adesso, in tutto questo flashback, non ha detto una sola parola. "Vedrete un costume che incuterà la paura a tutti quelli che lo vedranno" disse Hitler.

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    Come si vede, è stato lo stesso Hitler ad aver inventato il nome del "Teschio Rosso": e lui risponderà personalmente solo a Hitler. Quindi, il Teschio divenne la seconda persona più importante della Germania nazista. Nel mondo reale, portare una maschera da teschio sarebbe ridicolo: e, infatti, tutti i "Teschio Rosso" dei vari film su Capitan America sono poco convincenti. Ma, nel mondo dei fumetti, dove un teschio può avere la stessa espressività di una testa normale, quella maschera diventa davvero "piena di vita", "reale": diventa un volto. "Per tutta la vita hai attizzato l'odio nel tuo petto, e ora hai il potere di agire con quell'odio" dice Hitler, facendo una perfetta sintesi del personaggio. Da notare che il verbo "attizzare" usato da Hitler riguarda il fuoco: infatti, significa ravvivare una fiamma. E il colore rosso del Teschio richiama appunto il fuoco: fuoco dell'odio, o dell'inferno. Il Teschio Rosso diventa così una creatura infernale. Inoltre, non porta una divisa, o un costume elaborato, come fanno tutti i supercriminali: semplicemente, ha una tuta uniforme, verdognola (il verde richiama l'invidia, il disprezzo verso ciò che è bello), e, in mezzo, ovviamente, una svastica. Bianca, così da risaltare di più sulla tuta.

    C6b


    La scena del Teschio Rosso che spara al disgraziato insegnante è stata fonte di molte discussioni. Sembra che Kirby avesse disegnato questa scena con l'intenzione di mostrare il Teschio che uccide, anche se fuori campo, l'insegnante. Ma Stan Lee aveva preferito modificare la scena, aggiungendo dei dialoghi di spiegazione. Perchè questo? I motivi non sono facili da indentificare: bisogna sapere comunque che questa storia è stata pubblicata nel 1965, quando era ancora in vigore il codice dei fumetti ("Comics Code"), istituito dalle case editrici dopo la pubblicazione della "Seduzione dell'innocente" di Wertham, che indicava i fumetti come fonte di corruzione. Le regole del Comics Code erano molto rigide: tra i vari divieti (niente alcool, niente mostri, vampiri eccetera), c'era anche quello di non ammazzare nessuno. Ecco perchè, in un fumetto di guerra, assurdamente non moriva nessuno, se non in casi eccezionali e comunque sempre fuori campo. Infatti, Kirby, per evitare censure, aveva fatto ammazzare l'insegnante fuori campo. Ma Lee sapeva che forse questo non sarebbe bastato (il Teschio uccide personalmente, e in diretta...), quindi abbiamo un Teschio che spara solo ai bottoni dell'insegnante, per spaventarlo di più. Ma non è un male che sia venuta fuori questa scena, dopotutto. Stan Lee, infatti, è riuscito, in questo modo, a fare un Teschio non "meccanicamente malvagio", che obbedisce a Hitler come un automa. Obbedisce sì, ma a modo suo, sadicamente. Questa "censura", così, ha dato la possibilità di fare un Teschio, se possibile, ancora più malvagio.

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    Il Teschio ora racconta tutte le efferatezze che ha fatto nel nome del Nazionalsocialismo (cioè "socialismo nazionale"; solo che spesso si usa oggi il termine "nazismo", mai usato dagli stessi nazisti, che si facevano chiamare appunto "nazionalsocialisti", nell'originale "nationalsozialist"). Da notare la risposta del Teschio alla povera donna che cercava di salvare suo figlio: "E' la lealtà verso di me - e quindi non verso Hitler - che conta". Di fatto, il Teschio soppianta già il Fuhrer.

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    E torniamo al presente: il racconto del Teschio è finito, e Capitan America già condanna tutte le sue azioni, dicendo semplicemente che infierire su chi non può difendersi è segno di debolezza, non certo di forza. Inoltre, anche Capitan America ha capito che lo stesso Hitler teme il Teschio Rosso. Poi la storia va avanti, ma questo non ci interessa: queste sono le origini del Teschio Rosso, non un'avventura di Capitan America.

    C8a


    In tutte le storie successive, il Teschio Rosso affronterà Capitan America soprattutto con l'intenzione di spezzargli lo spirito, renderlo disperato, senza speranza, senza mai però riuscirci. Ciò che turba il Teschio è proprio la resistenza, la tenacia, il coraggio di Capitan America: nutre una certa ammirazione, oltre all'odio, verso di lui. Più lui resiste, più lo ammira e più lo vuole spezzare. In un certo senso, lo rispetta. A questo fine aveva usato diversi mezzi: il Cubo Cosmico, i Dormienti, la banda degli Esuli, e altro. Le storie migliori del Teschio furono quelle realizzate da Lee e Kirby, che hanno saputo rendere bene la malvagità del personaggio e la sua organizzazione paramilitare.

    La storia del Teschio si conclude in una saga di De Matteis, in cui il personaggio, invecchiato, compie un ultimo incontro/scontro con Capitan America, rivelandogli che quello che gli importava, più ancora dell'affermazione del nazionalsocialismo, era la danza: il bene e il male, rappresentato da lui e Capitan America, hanno danzato in tutti questi anni "ed è stato magnifico", conclude lui, prima di morire. Non so se Lee e Kirby sarebbero stati d'accordo con questa interpretazione, che comunque è plausibile.

    Successivamente, poiché un eroe non può essere senza la sua nemesi, il biologo criminale nazista Arnim Zola ha fatto trasferire la mente del Teschio in un clone di Capitan America, e il criminale continua così la sua attività. Ma credo comunque che abbia già detto tutto quello che voleva dire. Quindi, per me, il Teschio è morto nella storia di De Matteis.

    Questa storia delle origini del Teschio Rosso fu pubblicata per la prima volta in America sulla rivista-contenitore Tales of Suspense (cioè "Racconti di suspense") n. 66 del 1965 (conteneva anche le storie di Iron Man). Fu poi pubblicata per la prima volta in Italia nel 1973 su Capitan America n. 2 della Corno.

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    QUI TUTTE LE SAGHE MIGLIORI DELLA MARVEL

    Edited by joe 7 - 8/5/2024, 21:24
  12. .
    EP 30: "LA CICATRICE ROSSA" - ANALISI
    (Qui il primo post; qui l'ultimo post)

    IL LEONE VIOLA

    Capisco che faccia buio, ma vedere un leone viola dà un senso di straniamento, di anormalità. E infatti, tutta questa storia mostra delle anormalità: il JFO di Alcor, senza un nome (nell'episodio, almeno quello giapponese, non glielo danno), usato solo una volta, con armi mai usate e poi distrutto subito; Actarus con la sua ferita-cicatrice rossa, che all'inizio si pensava fosse dovuta alla botta. E' una storia tutta incentrata sulle radiazioni: di un certo tipo quelle del meteorite, di un altro tipo quelle che hanno provocato la ferita di Actarus. Ed entrambe provocano dei danni: il primo (non grave) al leone, l'altro (mortale) a Duke Fleed.

    VTS-07-1-04228


    Anche qui salta fuori l'animalismo tipico dell'Oriente e dell'ecologia attuale: Actarus, infatti, dice che non bisogna preoccuparsi del leone, perchè non è morto, si è solo ferito. Ma scusate, chi se ne frega del leone? Dire questo, però, oggi è una bestemmia, perchè un animale è considerato importante quanto un uomo, se non di più.

    OPS, IL PROGETTO ERA UN PO' DIVERSO!

    Non è chiaro se Alcor è un genio o è un cretino. Il progetto mostra chiaramente la costruzione di un disco volante dalla forma rotonda, come il precedente TFO. Invece, Alcor ha fatto una specie di mini aereo formato concorde, col muso triangolare. Era ubriaco? :huh:

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    Questo velivolo dalla vita breve (comparirà e sarà distrutto in questo episodio) è chiamato ufficialmente Astrocaccia o JFO ("Japanese Flying Object", presumo). I modellini di questo apparecchio, venduti nei negozi di giocattoli in Giappone a quei tempi, sono rarissimi e introvabili: costano oggi una fortuna. Non è chiaro perchè gli autori abbiano realizzato un apparecchio come questo: di certo, come linee e sagoma ricorda un pò il futuro Goldrake 2 (o Double Spacer, nell'originale). Infatti, sembra quasi una via di mezzo tra il TFO e il Goldrake 2. Comunque, è senza dubbio il veicolo che ha fatto la fine più miseranda della serie. =_=

    GODA GODA

    Credo sia stato il primo Mostro di Vega rappresentato da due gemelli. Un altro mostro composto da due gemelli comparirà nell'episodio 44, "Un segreto dalla preistoria". E' uno dei mostri che si ricordano di più, visto che è connesso con la storia della cicatrice rossa e coi danni delle radiazioni, visto che usa proprio le radiazioni come arma. E' quello che accadrà anche nell'episodio successivo, il 32 (il 31 è solo un divertissement con la comparsa di Boss Borot per l'ultima volta nella serie: Goldrake lì è una comparsa), col mostro Vega guidato da Mariene, che userà proprio il Vegatron nel suo inganno: e quella è la prima volta che viene usato come arma.

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    ALCOR L'IMMORTALE

    Tutta l'assurda scena del tentativo di far volare questo disgraziato JFO in mezzo a un temporale richiama molto la scena di Frankenstein, col veicolo al posto del mostro e Alcor al posto del famoso dottore, ansioso di far muovere la sua "creatura". Solo che il solito fulmine - non voluto, stavolta - non colpisce solo il JFO, ma anche Alcor! E una persona presa in pieno da un fulmine dovrebbe morire all'istante, ma, quando Alcor si rialza, sembra che non si sia fatto niente. E' immortale? :huh:

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    Senza contare l'idiozia di Actarus e Venusia, che stanno sotto un albero in mezzo al temporale: una cosa da non fare assolutamente, visto che gli alberi attirano i fulmini! :huh:

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    Infatti, poco prima del fattaccio, un albero viene tagliato in due da un colpo di fulmine! Tra l'altro, questo è avvenuto anche durante il momento in cui Actarus si rivela a Venusia: infatti, questa scena, cha ha un valore simbolico, come di rottura, avviene quando sta per accadere qualcosa di grave nella storia, che cambierà tutto. Nel primo caso, è stata la rivelazione di Actarus a Venusia, nel secondo invece la scoperta della cicatrice rossa, che porterà Actarus sempre più vicino alla morte.

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    ACTARUS E VENUSIA

    In questa storia, il legame tra Actarus e Venusia sarà più rinforzato proprio a causa della cicatrice rossa. Per cominciare, Venusia partecipa al collaudo del JFO, anche se esprime le sue perplessità sul caso di far volare il veicolo con un tempo simile. E purtroppo, come accade spesso, aveva ragione. Anzi, Actarus è d'accordo con lei e cerca inutilmente di far desistere Alcor dalla sua stupida impresa: ma quando qualcuno ha un chiodo fisso, non c'è niente da fare.

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    Venusia è la prima che si accorge che Actarus si è fatto male: Alcor, in quel momento, non se n'era accorto, lo dice chiaramente. E non solo perchè Actarus era sopra di lui a difenderlo: dopo il fatto, si era preoccupato del disastro che il fulmine aveva provocato alla rampa di lancio del veicolo. Quindi Venusia è la prima ad accorgersi del danno di Actarus.

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    Non solo: è anche la prima a curarlo, mettendo un fazzoletto legato sul braccio per tamponare la ferita.

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    Ed è la prima a rendersi conto che qualcosa non va: Actarus sente male solo per il fatto che Venusia aveva stretto un pò il fazzoletto col nodo. Intuisce già che la ferita è più grave di quello che sembra. E, ancora qui, lei è la prima a capirlo.

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    Durante la cura ad Actarus, Venusia lo tiene stretto, in modo che non possa evitare l'azione del raggio di Procton, che cura sì, ma nello stesso tempo provoca dolore. Quindi Actarus tende istintivamente a spostarsi. E Venusia di conseguenza lo deve tenere fermo. E' una cosa che avrebbe dovuto fare Alcor: ma lui è partito per conto suo a "farsi perdonare" e quindi a sfracellarsi contro il Goda Goda in una mossa kamikaze. Più che a curare l'amico, Alcor è più interessato a riparare a quello che ha combinato. E' un pò la mentalità giapponese: prima il proprio onore, poi la cura. Il pensiero cristiano, invece, qui rappresentato da Venusia, è: prima la cura, poi l'onore. Cioè, prima la persona.

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    E' da notare che Actarus, quando si risveglia, rivolge il suo sguardo prima a Venusia, e solo DOPO a Procton...e anche questo è significativo riguardo al loro rapporto.

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    L'INFEZIONE DEL VEGATRON: ACTARUS MORIRA'?

    In questo episodio, abbiamo uno dei rari flashback del passato di Actarus: si vede Duke Fleed che scappa da un'enorme esplosione. Ma non si vede Actarus ferito dal raggio mandato dal minidisco, come racconta lui a Procton e Venusia: Actarus, infatti, era già stato ferito prima dal minidisco, mentre cercava di salvare Marcus. La scena del ferimento apparirà solo molto tempo dopo, nel flashback dell'episodio di Marcus (ep71, "Il Comandante Marcus"). Quindi, Duke Fleed, in questa scena in cui lui sta correndo, era già stato ferito prima, e le radiazioni Vegatron della successiva esplosione (tipo bomba atomica), provocata dai veghiani, non hanno fatto altro che aggravare il suo ferimento.

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    Anzi, in questa storia, Actarus capisce che, alla fine, sia che vinca o che perda contro Vega, morirà: non c'è cura per la sua ferita. E' stata un'idea davvero unica quella di rendere gravemente ferito il protagonista per tutta la serie, una cosa mai successa, nè prima nè dopo.

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    Quando in Italia, nella prima trasmissione degli anni '70, non trasmisero - non si sa per quale motivo - l'episodio di Marcus (forse per via dell'azione kamikaze dell'amico di Actarus, o per stare dentro al programma delle trasmissioni 1), alterarono il finale. Infatti, in quell'episodio, Actarus veniva guarito dalla ferita al Vegatron, ma questa importantissima informazione non fu trasmessa ai telespettatori italiani. Quindi rimasero perplessi, nel vedere, nell'ultima puntata, il ritorno di Actarus e Maria su Fleed e nessun cenno sulla ferita mortale. Visto che per loro Duke Fleed era ancora moribondo, questo voleva dire che, alla fine, Actarus andava a morire sul pianeta Fleed. Non è così, ma gli italiani che avevano seguito la prima trasmissione furono costretti a pensarlo. Con alcune eccezioni: gli italiani che videro al cinema "Goldrake addio" seguirono quasi tutta la storia di Marcus, con la guarigione di Actarus, tirando magari un sospiro di sollievo, nonostante il titolo iettatorio. Inoltre, anche gli italiani che hanno letto il libro "SUPERGOLDRAKE" delle edizioni Walkover del 1980, hanno potuto conoscere anche lì l'episodio di Marcus.

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    Inoltre, nelle repliche di Goldrake del periodo 1982-83, l'episodio di Marcus fu trasmesso col doppiaggio classico.

    RIGEL L'ARCIERE

    Rispettando le tradizioni dei suoi antenati guerrieri giapponesi (nell'episodio del Bell Bell si era messo una tenuta da samurai), qui Rigel si veste da arciere del periodo medievale giapponese, con tanto di gonna metallica, faretra, arco, frecce e spada corta. E anche la cintura bianca ai fianchi col fiocco davanti.

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    1 A quei tempi, per le ultime puntate di Goldrake del 1979-1980, si era nel periodo natalizio, quello dei primi di Gennaio, e dopo sarebbe cominciata la scuola. Quindi, la serie di Goldrake DOVEVA concludersi il 6 Gennaio 1980, il giorno dell'Epifania, e quindi l'ultimo giorno di vacanza prima della scuola. La mia ipotesi è che nella serie di Goldrake c'era una puntata che avanzava e che bisognava tagliare. Quale? Quella di Marcus o quella di Rubina? Visto che la storia di Rubina era importante, anche perchè ne accennavano le puntate successive, decisero di sacrificare quella di Marcus, che per loro era meno importante. E' solo un'ipotesi, però...

    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK SU GOLDRAKE
  13. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 6/5/2024, 18:58) 
    Dietro la sua parvenza di fumetto avventuroso, Mister No é in realtà una serie pesantemente ideologica, dove Nolitta illustra le sue convinzioni personali e lo si capisce bene dalla descrizione che fa di Manuas nel passato, ingenuamente immaginata come una specie di piccola oasi felice.
    Si vede che col passare del tempo Nolitta era diventato sempre più pessimista e ciò ha influito anche sulla sua narrativa.

    Invece Zagor è una serie d'avventura dove Nolitta ha riversato tutte le sue conoscenze in materia, integrandole con altri generi, rivelandosi non solo un bravo autore ma un vero e proprio poeta.

    I fumetti ideologici come Mister No durano poco, perchè alla lunga stufano. Ken Parker, Bobo, Orfani, Caravan, Mercurio Loi, i "libri a fumetti che sono assolutamente da leggere" presentati nei vari forum/blog e realizzati da dei carneade mai sentiti prima, eccetera: alla fine chiudono per basse vendite. E per forza: non parlano mai dell'uomo, ma solo della costruzione intellettuale dei sogni dell'autore, che sostiene di aver capito com'è il mondo (una pattumiera, una schifezza, un letamaio eccetera) e lo vuol far mostrare a tutti, perchè lui ha capito tutto. Sono tutti con un'allegria da becchino monco, e vogliono anche essere pagati per leggere le loro lamentele sulla società moderna e su come i lettori non siano mai stati abbastanza (scegliere con una X): ambientalisti, tolleranti, inclusivi, animalisti, di sinistra, rispettosi delle donne, degli omosessuali, dei gender, delle persone di colore, al servizio della povera gente, degli indiani, capaci di fare delle denunce, abbastanza arrabbiati, ribelli, contro il sistema, e il resto aggiungetelo voi. Una lagna che va avanti dal '68 se non prima, ininterrottamente. Molto pubblicizzata, molto mostrata, ma pochissimo venduta. L'idealismo non paga: però apre i salotti dell'intellighenzia.
  14. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 6/5/2024, 17:42) 
    Un episodio davvero coinvolgente.
    Alcor é davvero incosciente in questa storia: prima col collaudo del suo nuovo disco (chiamato Caccia Spaziale da noi) e poi va a combattere senza aver montato della armi sul veicolo.
    Pure Rigel però...ABBATTERE UN MOSTRO VEGANO USANDO SOLO UN ARCO.
    La scena finale é davvero toccante e mostra come Actarus sia un vero eroe, votato al prossimo (al contrario di Akira Fudo/Devilman nel manga).
    In Italia Goda Goda era noto come Disco a Duplice Carica secondo Encirobot.

    E' sorprendente la stupidità di Alcor in questa puntata...ci credo che agli spettatori giapponesi non andasse giù l'idea che il loro eroe, il pilota di Mazinga Z, facesse simili figure da idiota. Fare il collaudo in mezzo a una tempesta, una cosa da non fare mai, e andare senza armi a combattere, con solo l'idea di sfracellarsi facendo il kamikaze. Il veicolo (non sapevo che si chiamasse Caccia Spaziale in Italia,
    nè che il Goda Goda si chiamasse così, grazie) è stato trattato persino peggio del TFO: non ha abbattuto neanche un UFO e non ha fatto niente, è comparso ed è stato distrutto nello stesso episodio. Una comica.

    Akira Fudo all'inizio era votato davvero alla salvezza dell'umanità, anche se, insieme a Ryo Asuka, l'ha fatto provocando una strage in discoteca per fare un sacrificio umano: davvero un pessimo inizio...che quindi non sorprende che finisca in quel modo.

    Duke Fleed invece è davvero un eroe, senza mai essere stucchevole.

    Rigel forse ha visto Rambo, che aveva abbattuto un elicottero con una freccia. No, Rambo 2 l'hanno fatto dopo...allora Rambo avrà preso da Rigel! :lol:

    E' meglio se lo chiami "mostro veghiano": se lo chiami "vegano" si potrebbe fraintendere...
  15. .
    EP 30: "LA CICATRICE ROSSA"
    "La cicatrice rossa" (titolo seconda versione italiana)
    "La ballata della cicatrice rossa" (titolo originale giapponese)
    (Qui il primo post; qui l'ultimo post)
    NOTA: I dialoghi (qui parziali) sono stati presi dai sottotitoli della versione Yamato Video, fedeli all'originale (bè, più o meno fedeli, ma va bene lo stesso).

    cicatrice


    TRAMA

    E' notte: un piccolo meteorite cade allo zoo, liberando il leone e continuando a brillare di una luce bianca. Due guardie sentono il ruggito del leone e vedono che il leone è libero. L'animale si avvicina, incuriosito, al meteorite e lo morde: cade a terra fulminato.

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    Al Centro Ricerche, Procton esamina il meteorite, insieme ad Alcor e Actarus.
    Alcor: Incredibile! Quella pietra sembra carica di energia elettrica! Ha messo fuori combattimento persino il leone che l'ha morsa!
    Actarus: Per fortuna è sopravvissuto. La scossa l'ha solo stordito, ma poi si è ripreso.
    Alcor: Gli è andata bene. Professore, secondo lei di cosa è fatto quel meteorite?
    Procton: E' un materiale che emette elettricità.
    Actarus: Ho un sospetto. Forse quel meteorite non è di origine naturale.
    Alcor: Una roccia artificiale? Allora può essere un'altra arma di Vega!
    Procton: No, sono quasi certo che sia di origine naturale.
    Actarus: Significa che nello spazio esistono altri meteoriti come questo in grado di emettere elettricità.
    Procton: Probabilmente questo è solo un frammento. Da qualche parte nel cosmo ne esiste senz'altro un ammasso più grande.
    Alcor: Se riuscissimo ad impadronircene sarebbe un'eccellente fonte di energia.
    Procton: Le risorse del cosmo sono illimitate, anche se molte di esse sono ignote.
    Alcor: Allora è meglio non perdere tempo!
    Actarus: Aspetta! Si può sapere perchè hai tanta fretta?
    Alcor: Cosa dovrei fare, starmene qui con le mani in mano? Se non finisco il mio nuovo disco volante non potrò contribuire allo sfruttamento del cosmo!
    Procton: E' senz'altro una straordinaria fonte di energia, ma se finisse nelle mani del nemico, potrebbe diventare un'arma micidiale.

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    Alla base Skarmoon, Zuril sta facendo gli ultimi preparativi per il nuovo mostro di Vega. Arriva Gandal.
    Gandal: Costruire un mostro usando le rocce del pianeta Goda è un'idea geniale!
    Zuril: La superficie di quel pianeta è ricoperta di rocce come questa, un minerale rivelatosi davvero prezioso!
    Zuril computer: Preparativi ultimati. Installare scintillatore sul mostro Goda Goda. Accelerare le operazioni.
    Gandal: Con un'arma così potente potremo sconfiggere persino Goldrake!

    VTS-07-1-08547


    Alcor ha appena completato il nuovo apparecchio volante.
    Alcor: E' pronto, ce l'ho fatta! Ha una forma un pò diversa da quella a cui pensavo quando l'ho progettato. Non importa. Quello che conta è che il prototipo del nuovo disco è pronto. Voglio che Actarus e Venusia assistano al volo di prova.

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    Alla base Skarmoon, il mostro parte.
    Zuril: Fate entrare in azione il mostro spaziale!
    Gandal: Sono curioso di vedere una dimostrazione della sua potenza.
    Zuril: Mostro Goda Goda, assumere posizione d'attacco!
    Gandal: Attivare lo scintillatore!
    Il Goda Goda si divide e, con l'energia elettrica che le due parti emanano, distrugge un enorme meteorite.

    VTS-07-1-11489


    Siamo in un bosco, dove Alcor si prepara a partire col nuovo disco volante. Insieme a lui ci sono Actarus e Venusia. Sta piovendo forte e ci sono anche dei lampi.
    Alcor: Accidenti, un temporale così, proprio oggi che devo collaudare il disco!
    Actarus: Credo che sia meglio lasciar perdere.
    Alcor: Scherzi? Non voglio nemmeno pensarci! Il disco deve essere messo a punto il più presto possibile!
    Venusia: Ma cosa vorresti fare? Non vedi come piove?
    Alcor: Figuriamoci se mi ferma la pioggia!
    Actarus: Aspetta! Il disco volante deve essere pronto al più presto, ma cosa avresti concluso, se ora rovinassi tutto con la fretta?
    Alcor: Non preoccuparti e lascia fare a me.
    Actarus: Fermati, Alcor! E' troppo rischioso, aspetta!
    Alcor: No! Non preoccuparti, saprò cavarmela.
    Alcor sale sull'apparecchio usando la scala, ma, in quel momento, un fulmine colpisce il disco volante e Alcor cade a terra stordito. L'impalcatura dove è stato fissato il nuovo disco si sfalda e Actarus copre col suo corpo il suo amico per proteggerlo: ma uno dei tubi di metallo cade sul suo braccio.
    Venusia: Actarus!
    Alcor: Accidenti! per colpa di quel fulmine non potrò fare il mio volo di prova!
    Venusia: Come stai, ti sei fatto male?
    Alcor: Actarus è stato ferito? E come?
    Venusia: Non te ne sei accorto? Gli è caduto addosso un palo di ferro mentre ti faceva scudo col suo corpo!
    Alcor: Io non ho visto nulla.
    Actarus: Non è niente di grave, mi ha colpito solo al braccio.
    Venusia: Comunque, ora sarà meglio fasciarlo. Ecco. (Venusia gli lega un fazzoletto al braccio: Actarus fa una smorfia di dolore) Scusami, ti fa tanto male?
    Actarus: Non preoccuparti, non è nulla. Guarda, sto già molto meglio.
    Alcor: Scusami, è stata colpa mia.

    VTS-07-1-12196


    Hayashi vede un punto sul video del radar. Arrivano Actarus, Alcor e Venusia.
    Actarus: Che succede?
    Procton: Un mostro fa rotta verso la Terra. Devi intervenire subito.
    Actarus: Sì, vado.
    Actarus fa per allontanarsi, ma ad un certo punto barcolla e cade a terra.
    Alcor: Ma che ti prende?
    Venusia: Actarus!
    Procton lo solleva da terra.
    Procton: Actarus, che cos'hai? Su, coraggio!
    Actarus: Il braccio mi fa male...

    VTS-07-1-17524


    Procton: Gli antidolorifici non fanno effetto. Questa non è una semplice contusione.
    Alcor: Allora, secondo lei, di cosa si tratta?
    Procton: Ho solo dei sospetti. Devo fare delle analisi, prima di pronunciarmi.
    Alcor: Avanti, tieni duro!
    Venusia: Vedrai che presto passerà.

    VTS-07-1-18053


    Il Goda Goda compare davanti alla città d Tokyo. Zuril comanda via radio:
    Zuril: Avanti, mostro spaziale, distruggi tutto quello che ti capita a tiro! Così Duke Fleed si farà vivo e allora lo sconfiggerai! Sarà la fine di Goldrake!
    Il Goda Goda inizia la sua distruzione.

    VTS-07-1-19024


    Procton esamina la ferita.
    Procton: Proprio ciò che temevo. E' una lesione causata dalla radioattività.
    Alcor: Impossibile! E' stato colpito da un palo di ferro, cosa c'entra la radioattività? Professore, non capisco.
    Procton: Probabilmente il fulmine ha fatto aggravare una ferita precedente.
    Alcor: Professore, deve fare qualcosa!
    Venusia: Oh, Actarus!

    VTS-07-1-19566


    Alcor corre via e sbatte i pugni contro il muro.
    Alcor: Sono io il responsabile! E' colpa mia, se è ridotto in quelle condizioni!
    Arriva Hayashi di corsa.
    Hayashi: Alcor, Actarus si è ripreso? E' un'emergenza, non è in grado di combattere? Il mostro spaziale sta attaccando la città e se non interveniamo, distruggerà tutto!
    Alcor non risponde e corre verso il suo disco volante.

    VTS-07-1-21447


    Banta si dirige verso il ranch di Rigel, correndo allarmato.
    Banta: Rigel, dove sei? Dobbiamo fare qualcosa subito! Tutto il paese è in gravissimo pericolo! Presto!
    Compare Rigel su un cavallo e con un arco in mano..
    Rigel: Banta, cos'hai da sbraitare così tanto? So anch'io che siamo attaccati dagli ufo, cosa credi?
    Banta: Cosa intendi fare?
    Rigel: Non preoccuparti, pensa alla fattoria. (corre via a cavallo) Fate largo, arriva Rigel Makiba!

    Alcor parte col nuovo disco volante.
    Alcor: Il volo di collaudo del prototipo si trasformerà in battaglia decisiva contro il mostro spaziale. Forza! Actarus, mi farò perdonare, vedrai!

    VTS-07-1-23463


    Al centro medico dell'Istituto di Ricerche, Procton e Venusia sono attorno ad Actarus, disteso sul letto.
    Venusia: Che cos'ha?
    Procton: Non è nulla, ha solo perso conoscenza.
    Procton tira fuori un apparecchio.
    Venusia: Con questo guarirà?
    Procton: Ci vorrà un pò perchè si riprenda. Ma almeno questo gli allevierà il dolore. Tienigli fermo il braccio, per piacere.
    Venusia: Certo. Ti prego, devi farcela!

    VTS-07-1-24616


    Rigel arriva a cavallo vicino alla città e vede il Goda Goda.
    Rigel: Oh-ho, forza, forza! Eccolo là! (vede il mostro spaziale) Dannatissimo ufo, ora ti faccio vedere io! Grande Budda, dammi la forza! (lancia una freccia, che però gli ricade addosso. Il Goda Goda si allontana senza neanche vederlo) Scappi, eh? Brutto vigliacco, dove vai? Combatti lealmente!
    Rigel lo insegue.

    VTS-07-1-26105


    Alcor, a bordo del nuovo disco volante, trova il Goda Goda, che attacca un'altra città.
    Alcor: Eccolo! Se solo avessi avuto il tempo di montare delle armi!

    Il trattamento di Procton è finito. Actarus si riprende.
    Venusia: Actarus!
    Procton: E' cosciente. La ferita come va, ti fa ancora male?
    Actarus: No, padre, adesso sto bene. (sta per correre da Goldrake)
    Procton: Aspetta, quella ferita non è una semplice contusione.
    Actarus: Eh?
    Procton: E' stata causata dalla radioattività. Non è una lesione recente. A quanto risale? Non te lo ricordi?
    Actarus: E' stata causata dalle radiazioni vegatron.
    Venusia: Le radiazioni vegatron?
    Actarus: Quando le truppe di Vega attaccarono Fleed, fui colpito da un raggio partito da un minidisco. Adesso devo andare.
    Procton: Actarus!
    Venusia: No, fermati!

    VTS-07-1-27916


    Goldrake esce lungo l'Uscita 7.
    Duke Fleed: (si ricorda del suo passato su Fleed e della ferita che aveva ricevuto) Sapevo che prima o poi questa ferita si sarebbe riaperta. Ma ho ancora tempo.

    VTS-07-1-32322


    Alcor vede il Goda Goda.
    Alcor: Senza armi posso fare ben poco. Vorrà dire che lo distruggerò gettandomi contro di lui.
    Duke Fleed vede Alcor che vola contro il Goda Goda: ma il mostro lo respinge e il suo disco volante finisce in acqua.
    Duke Fleed: Alcor! Ti fermerò!

    VTS-07-1-34742


    Arriva Rigel a cavallo e vede Alcor sul disco abbattuto, in mezzo al fiume.
    Rigel: Che diavolo è successo? Ma quello è Alcor, senza dubbio! Alcor, ti aiuterò io, non preoccuparti! Sveglia!
    Alcor sale a cavallo con Rigel e l'astronave viene trascinata via dalla corrente.

    Goldrake viene attaccato dalle scariche elettriche delle due metà del Goda Goda.
    Duke Fleed: Devono essersi impadroniti del materiale a emissioni elettriche. Uno a carica positiva e l'altro negativa. Devo resistere!
    Il robot riesce ad evitare le scariche ed abbatte il mostro con l'alabarda spaziale, una metà dopo l'altra.

    VTS-07-1-36650


    Actarus è con Procton nella sala medica.
    Procton: Radiazioni vegatron. Posso alleviarti temporaneamente il dolore, ma non c'è alcuna cura che possa guarirti del tutto.
    Actarus: Quando la lesione si sarà estesa fino al petto io morirò, vero?
    Procton: Actarus!
    Actarus: Ma ho ancora un pò di tempo prima che accada. Finché vivrò, cercherò di portare a termine la missione affidatami.
    Actarus si allontana e Procton piange di nascosto. Actarus guida la moto nel tramonto, fino a raggiungere un posto solitario: scende e osserva in silenzio le stelle.

    VTS-07-1-40071



    NOTE

    Lo sceneggiatore (scriptwriter) è colui che, partendo da un soggetto, scrive la trama e i dialoghi dell'episodio. Il regista (episode director) è colui che segue lo sceneggiatore e fornisce tutte le indicazioni dettagliate, tipo: come si devono svolgere le scene, come devono essere impostate, per quanti decimi di secondo ogni inquadratura deve essere mantenuta sullo schermo, quanto tempo deve durare una scena, eccetera. Forniscono così l'impalcatura base per i disegnatori. Il character designer è il supervisore generale dei disegni. Mantiene l'omogeneità dei disegni realizzati su tutti gli episodi della serie. Il sakkan (direttore artistico/artistic director) è il supervisore generale dei disegni del singolo episodio. Il bujutsu (autore degli sfondi/designer/art director) è colui che si occupa degli sfondi delle scene.

    Titolo giapponese: La ballata della ferita rossa
    Titolo italiano (prima versione): La cicatrice rossa
    Titolo italiano (seconda versione): La cicatrice rossa
    Sceneggiatore (Scriptwriter) Tatsuo Tamura
    Regista (Episode Director): Yoshikatsu Kasai o Takenori Kawata (l'attribuzione è dubbia)
    Character Designer: Kazuo Komatsubara
    Sakkan (Artistic Director) Toshio Mori
    Bijutsu, Autore degli sfondi (Designer) Iwamitsu Ito
    Prima data di trasmissione in Giappone: 25 Aprile 1976
    Prima data di trasmissione in Italia: 18 Dicembre 1978

    (Continua qui)

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    Edited by joe 7 - 7/5/2024, 17:39
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