IncollaH

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  1. .:Nibi:.
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    Ecco un giochino scemo +___+
    Dovrete cliccare il tasto incolla,e mostrare l'ultima cosa che avete incollato.

    CITAZIONE
    - e dire che 'sta notte gli ho fatto un pompino

    Vi prego di non pensare male :omg:
     
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  2. StellinaFra
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    ecco quiiiii ^^

    CITAZIONE
    Arrivare e Te

     
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  3. Satsuki
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    CITAZIONE
    †.:Le funeste pupille, onde traluce
    L'ineffabile angoscia e la sfidanza
    All'orgoglio ostinato ed al tenace
    Odio commiste. D'un girar di ciglio,
    Quanto più lungi spazïar può l'ala
    Dell'angelica vista, egli contempla
    Quel tristo, lagrimoso, ampio deserto,
    Carcere orrendo, circonfuso a guisa
    D'una fornace sterminata:.†

    Erhm... sì, mi stavo copiando parte di Paradise Lost di Milton XD
     
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  4. Twinlally_chan
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    CITAZIONE
    giusto! Non ci avevo pensato...
    Comunque, inizia la Parte Quinta...
    Arrivo all'Inferno

    Camminavamo già da un po' ma intorno a noi il paesaggio non cambiava: montagne nere, fiumi rossi una volta stellata sopra le nostre teste.
    "Quando arriviamo?" domandai per la centomilionesima volta.
    Dorian non rispose. Era già da un po' che aveva deciso di ignorarmi.
    "Uff..."
    "Ecco, ci siamo quasi." esclamò guardando in lontananza. Puntai lo sguardo nello stesso punto.
    "Ma io non vedo niente!"
    Poi lo vidi. Era una specie di grattacielo, un campanile, non so come definirlo... So solo che era enorme.
    "Che cos'è?" chiesi curiosa.
    "La cattedrale delle anime. E' lì che le anime che arrivano vengono smistate e mandate dove si meritano."
    Ad ogni passo la cattedrale diventava sempre più gigantesca.
    "W.o.w."
    "L'hai detto."
    Una fila di persone si snodava dall'entrata del palazzo fino a noi.
    "E noi dovremmo fare tutta questa coda?"
    Dorian ghignò.
    "Figurati. Per noi c'è l'entrata per i vivi."
    Aggirammo le anime in coda e ci avviamo verso il retso della costruzione. Nonostante fossero spiriti, in quel regno tutti avevano un corpo.
    Ci ritrovammo presto sotto un arco a volta, dove sostava un uomo con le corna sul capo.
    "Di qui non si passa, dovete fare la fila."
    "Ma noi veniamo direttamente dal mondo dei Vivi."
    L'uomo aggrottò le sopracciglia.
    "Ho bisogno di una goccia di sangue per farvi passare.", disse tendendoci una coppa d'oro.
    Dorian si praticò una ferita con i canini sul polso e gettò le goccie di sangue che ne fuoriuscivano nel contenitore. Poi prese anche la mia mano e se la portò alla bocca.
    "Fermo! Grazie, faccio da sola."
    Estrassi il pugnale dalla cintura e mi praticai un piccolo taglio, facendo mischiare il mio sangue con quello di Dorian. Il guardiano anusò, incuriosito.
    "Bene, potete passare."
    Ci fece strada all'interno della costruzione imponente. L'interno era ancora più sorprendente dell'esterno. Sembrava una chiesa. Alle pareti erano appesi arazzi raffiguranti scene di vita quotidiana del presente e del passato. In fondo si trovava una specie di altare. Anzi, un'enorme scrivania alla quale sedevano due uomini intenti a parlare con le anime che giungevano.
    "Sì... Il suo nome prego... Ok, bene... Da questa parte..."
    Dorian mi trascinò davanti uno dei due. Notai che aveva un becco al posto di naso e bocca.
    "Venite dal regno dei Vivi e Caronte vi ha fatti passare?", chiese l'uomo-anatra, con scetticismo.
    "Shadow è un amico di vecchia data."
    Quando sentì il nome pronunciato da Dorian parve convincersi.
    "Va bene. Ditemi, volete parlare con Il Nostro Re oppure con una qualche anima?"
    "Con un'anima. Passeremo dopo a salutare Il Re. Si chiama Catherine Whisperd. E' morta 14 anni fa."
    L'uomo beccuto sfogliò un grosso libro.
    "Sì, i posso mandare da lei. Un traghetto che va in quella zona passa tra una decina di secondi. Sbrigatevi!" urlò, e ci indicò una porticina poco distante. Uscimmo all'aria aperta.
    "Eccolo!"
    Riuscimmo a salire sulla barca appena in tempo. Salpammo su quelle strane acque rosse.
    "Non ci impiegheremo molto ad arrivare. Tra poco rivedrai tua madre."

    Ero seduta su una poltrona di velluto rosso a sorseggiare tè con mia madre e Dorian. Era sempre la stessa, nonostante fossero passati 14 anni dall'ultima volta che l'avevo vista: lunghi capelli ricci e neri le incorniciavano il volto e splendenti occhi azzurri brillavano come gemme.
    "Tesoro, mi sei mancata tanto."
    Le sorrisi. Anche lei mi era mancata tanto Era morta quando avevo 3 anni e l'unica cosa che mi era rimasta di lei, era il mio nome. Infatti non le assomigliavo per niente: avevo capelli mossi, biondi e occhi cangianti. Andavano da un azzurro ghiaccio a un verdacqua.
    "Catherine... Siamo qui per farti una domanda." mormorò Dorian.
    "Dimmi, caro."
    Mia madre aveva preso il vampiro in simpatia. Fo

    Ehmm... è la mia ff....
     
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  5. mangameg
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    CITAZIONE
    Salvador Dalì , Le tentazioni di Sant’Antonio , Bruxelles, Collezione privata.
    Salvador Dalí è il più estremista degli esponenti del Surrealismo veristico. Catalano, influenzato dal Futurismo e dalla pittura metafisica, nel 1928 è a Parigi e s’incontra con Pablo Picasso, Mirò ed i Surrealisti. Mentre Max Ernst crea una figurazione ove il riferimento è costante al magico regno del naturale, di cui designa nelle sue opere un’interpretazione allegorica, in Dalí le immagini sono il frutto di un’incontrollabile e delirante germinazione della fantasia. Perciò le sue opere risultano animate da uno stimolo immaginifico, quasi nevrotiche, morbose in cui esuberanti apparizioni viscide e grottesche (si noti il contrasto dialettico con la poetica di Hieronymus Bosch) costituiscono -così la definisce- “l’attività paranoico-critica”.
    La dimensione onirica delle immagini del pittore catalano è straordinariamente visibile nelle sue opere. La sua tecnica è strabiliante: fotografica. La precisione illusionistica della resa ha per scopo aumentare il senso di scostante sorpresa che queste assurde apparizioni intendono provocare.
    L’opera “Le tentazioni di Sant’Antonio” è conservata a Bruxelles in una collezione privata ed è tipica dello stile daliniano. I pachidermi che animano i suoi sogni-visioni hanno esilissime prolunghe al posto delle gambe (simili ai baffi dell’artista). I quattro elefanti trasportano gli emblemi della tentazione: una piramide recante una discinta donna che si massaggia con provocatoria sensualità; subito al retro un obelisco trasportato da un elefante recante una gualdrappa finemente ricamata d’oro; un tempietto cinquecentesco che appare su un lato come una sorta di frons-scenae al cui interno un nudo di donna (seni e ventre sino al limite pubico) annunciato sul tetto da un “daimon”suonante la tromba; molto vicino -quasi a trascinarli come su una stessa mensola- un edificio a pianta centrale vetusto, sul cui tetto vaga Ade. I quattro pachidermi hanno un colore blu chiaro dalle caratteristiche zampe come di ragno di fiume, lunghissime ed esili. Il primo ha la posteriore destra alzata da terra, avanzante. Gli altri tre sembrano di un’altra razza: hanno le caratteristiche zanne bianche. Ora il simbolismo di Dalì attinge in maniera indiretta alla fonte dell’Apocalisse di Giovanni dove nell’apertura dei primi quattro sigilli il bianco è isolato rispetto gli altri tre. Qui l’utilizzo monocromo li assottiglia ad un’unica funzione di accompagnatori come in un circo con un colore improponibile per la tavolozza di creature terrestri. Mentre tutti vagano verso l’ovest, il primo elefante avanza verso il Santo, in direzione sud, che si difende con l’unica arma possibile: il crocifisso ricavato da due legni uniti da una corda.
    Dinanzi al gruppo di pachidermi sta un cavallo bianco. Apparirebbe scontato il riferimento al capitolo Diciannovesimo di Apocalisse ed invece l’animale è composto di un pallore che lo rende più vicino al quarto del Sesto capitolo del dissigillamento. Altresì è riscontrabile un’anomalia che ha dell’impossibile: gli zoccoli del cavallo hanno un fettone continuo, come un palmo, e a livello cromatico parrebbero costituiti da pezzi di legno. Normalmente ad un cavallo i ferri rimangono circa 45 giorni, di media, e sono affrancati da chiodi che li assicurano all’unghione detto “zoccolo”.

    I ferri sono grondanti fanghiglia simile a liquami sulfurei e sostanze tossiche; inoltre assumono dinanzi all’osservatore una posizione impossibile: sono rovesciati come se l’articolazione avesse subito una flessotorsione con rotazione di 300° dell’arto.
    Il destriero è rampante, con le zampe posteriori lunghissime come cavallette, dalla conformazione anatomicamente inverosimile poiché un apparato scheletrico sì fatto non riuscirebbe a reggersi con quella forma. Non appare segno sessuale nel cavallo, la coda è innalzata sopra la testa del primo elefante a coprire la piramide trasportata recante una strana “fontana”: la donna nuda (riferimento indiretto alla “prostituta” dell’Apocalisse). La criniera è fumettistica e segue la tensione del capo rivolto a sinistra, orientata verso la parte destra del quadro ad indicare il suo seguito: i quattro pachidermi.
    Il destriero sbuffa e dalle sue nari esce fumo come nubi. La testa del cavallo è di profilo e ci consente di scrutare un’anomala dentatura: difatti i cavalli non hanno una dentatura continua come nell’uomo. Inoltre la positura rampante dell’equino ci richiama alle Scritture (“si sente lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore dei destrieri ... trema la terra.”)
    I quadri di Salvador Dalí sono popolati di relitti di vita organica spenta da tempo immemorabile: ossa, frutti mummificati, fossili, conchiglie che sembrano muoversi nel deserto con cautela come bruchi. Qui il cavallo è rampante con gli anteriori in una posizione innaturale presaga di chissà quale martirio per il confessore di Cristo che riconosce con la pratica del suo digiuno un falso cavallo-bianco, pallido
    La citazione dell’Apocalisse è rovesciata: il cavallo biancastro qui è preludio o manifestazione non già del Giudizio Finale ma dell’opera di creature sataniche.
    Ogni figurazione ha una carica simbolica esaltata dall’utilizzo cromatico che crea una sorta di iridescenza intorno a tutte le creature terrificanti di questa visione. Per contro l’oscurità, il dubbio sotteso e cavilloso delle tentazioni, contorna di buio Sant’Antonio che capendo la reale situazione si genuflette nudo, con già l’aureola per la sua lotta interiore combattuta con abilità. Il vuoto gli sta intorno, lo isola. Un masso pare gli abbia incastrato il polpaccio della gamba sinistra su cui era genuflesso. Dinanzi a lui una terra lunare spoglia, infruttuosa senza naturalità, aliena alla creazione -una sorta di “tohu wa bohu”- ed un teschio ai suoi piedi ad interrogarlo se valga realmente la pena proseguire. Lui invoca l’ausilio in quel suo simbolo a farsi cruce-signato per superare quella tribolante prova.

    E’ la rivincita del sogno, del dare immagine anche agli incubi, alle tentazioni di ognuno, di dare simmetria al noumeno sul dilagante ed imperioso “razionalismo”. E’ un processo di depurazione del “cartesianismo” ora risolto in una sorta di scrittura automatica dell’inconscio. Si struttura così l’analitico processo di dare colore al “fantastico”.

    è il pezzo di un testo che stò studiando per un esame all'università
     
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  6. ZellinaHiwatari
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    eh ^^////oh appena sistemato la firma :P
     
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  7. Satsuki
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    CITAZIONE
    Gakupo è la mia qualità preferita di melanzana <3

    La frase che ho su msn X°DDD
     
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  8. tonia-chan
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    SCENA TERZA - Un cimitero. Monumento dei Capuleti
    (Entrano PARIDE e il suo Paggio, il quale porta dei fiori ed una torcia)
    PARIDE: Dammi la tua torcia, ragazzo: vattene, e fermati ad una certa distanza di qui: anzi,
    spengila, poiché non vorrei essere veduto.
    Mettiti disteso sotto quei tassi laggiù, con l'orecchio vicino al terreno risonante; così nessun piede
    passerà sul cimitero che è smosso e mal fermo per le fosse che vengono scavate, senza che tu lo
    senta.
    Allora fammi un fischio, come segno che senti qualcuno avvicinarsi.
    Dammi quei fiori. Fa' quello che ti dico, va'.
    PAGGIO (a parte): Ho quasi paura a star solo qui nel cimitero, tuttavia mi ci arrischierò.
    (Si ritira)
    PARIDE: O dolce fiore, io spargo di fiori il tuo letto nuziale, ahimè!
    il tuo baldacchino è polvere e sassi), ed ogni notte li bagnerò di dolce acqua, o, mancando essa, di
    lacrime distillate dai miei singhiozzi. Le esequie che io celebrerò per te saranno: spargere di fiori,
    ogni notte, la tua tomba e piangere. (Il Paggio fischia) Il ragazzo mi avverte che qualcuno si
    avvicina. Qual piede maledetto erra stanotte in queste parti, per disturbare le esequie e i riti del vero
    amore? Come, con una torcia! Nascondimi, o notte, per un istante.
    (Si ritira)
    (Entrano ROMEO e BALDASSARRE con una torcia, un piccone, eccetera)
    ROMEO: Dammi quel piccone e la leva di ferro. Tieni, prendi questa lettera, domani mattina di
    buon'ora guarda di consegnarla al mio signore e padre. Dammi il lume. Per la tua vita, ti do
    quest'ordine:
    qualunque cosa tu oda o veda, non ti avvicinare, e non interrompermi nella mia opera. La ragione
    per la quale io discendo in questo letto di morte, è in parte per contemplare la faccia della mia
    donna, ma principalmente per portar via dalla sua morta mano un prezioso anello; un anello del
    quale io debbo fare un uso importante. Perciò vattene di qua: che se tu, sospettoso, tornassi a
    spiare quello che io intendo di fare fra poco, per il cielo, io ti farò a brandelli, e seminerò delle tue
    membra questo affamato cimitero: il momento e le mie intenzioni sono feroci, più tremendi e
    inesorabili, molto, di tigri digiune o del mare ruggente.
    BALDASSARRE: Vado subito, signore, e non vi disturberò.
    ROMEO: Così tu mi dimostrerai la tua amicizia. Prendi qua: vivi e sii felice; addio, buon giovinotto.
    BALDASSARRE (a parte): Ciò nonostante io mi nasconderò qui intorno: i suoi sguardi mi fanno
    paura, e dubito delle sue intenzioni (Si ritira)
    ROMEO: Detestabili fauci, o tu, ventre della morte, satollato col boccone più prezioso della terra,
    così io forzo le tue putride mascelle ad aprirsi, (apre la tomba) e a tuo dispetto voglio impinzarti
    ancora di altro cibo.
    PARIDE: Costui è quel bandito orgoglioso Montecchi, che uccise il cugino dell'amor mio, pel cui
    dolore si crede che la bella creatura morisse, ed è venuto qui a fare qualche villano insulto agli
    estinti:
    io lo arresterò. (Avanzandosi) Cessa la tua empia fatica, o vile Montecchi! Può la vendetta essere
    spinta oltre la morte? Infame bandito, io ti arresto: obbedisci, e vieni con me, poiché tu devi morire.
    ROMEO: Io debbo morire veramente, e appunto per questo venni qui. O buono e gentile giovinotto,
    non tentare un uomo disperato; fuggi di qui e lasciami; pensa a questi morti, e il loro pensiero ti
    spaventi.
    Io ti scongiuro, giovinotto, non accumulare sul mio capo un altro peccato, spingendomi al furore. Oh,
    vattene! Per il cielo io ti amo più di me stesso, poiché io vengo qui armato contro me stesso; non
    restare, vattene: vivi, e racconta, fin da questo momento, che la clemenza di un pazzo ti ordinò di
    fuggire.
    PARIDE: Io sfido i tuoi scongiuri, e ti arresto qui come un fellone.
    ROMEO: Tu vuoi provocarmi? allora in guardia, fanciullo!
    (Si battono)
    PAGGIO: O Signore, si battono! anderò a chiamare la guardia.
    (Esce)
    PARIDE: Oh, sono ucciso! (Cade) Se tu sei pietoso, apri la tomba, e mettimi accanto Giulietta.
    ROMEO: In fede mia lo farò. Esaminiamo questa faccia: il parente di Mercuzio, il nobile conte
    Paride? Che cosa diceva il mio servitore, quando la mia mente agitata non badava a lui mentre
    cavalcavamo? Mi pare ch'egli mi dicesse che Paride avrebbe sposato Giulietta; non disse così? o
    me lo sono sognato? O sono io un pazzo, sentendolo parlare di Giulietta, a pensare che egli dicesse
    questo? Oh, dammi la tua mano, tu che fosti inscritto con me nel libro dell'arcigna sventura! Io ti
    seppellirò in una tomba splendida; una tomba? oh no, un faro, o mia giovane vittima; poiché qui
    giace Giulietta e la sua bellezza trasforma questa tomba in una sala piena di festa e di luce.
    O morte, riposa là dentro, sotterrata da un uomo morto. (Deponendo Paride nel monumento) Oh,
    come spesso gli uomini sul punto di morire provano un istante di gioia! Un istante, che chi li veglia
    suole chiamare: il lampo che precede la morte. Ma io come potrei chiamare questo un lampo? O
    amor mio, o mia sposa! La morte che ha libato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto ancora sulla
    tua bellezza: tu non sei conquistata; l'insegna della bellezza è ancora rosea sulle tue labbra e sulle
    tue guance, e il pallido vessillo della morte non vi si è ancora spiegato. Tebaldo, giaci tu là nel tuo
    sanguinoso lenzuolo?
    Oh! quale più grande favore poss'io farti, che con quella mano stessa che spezzò in due la tua
    giovinezza, spezzare quella di colui che fu tuo nemico? Perdonami, cugino! ah! cara Giulietta,
    perché sei tu ancora così bella? Debbo io credere che la morte immateriale senta l'amore, e che lo
    smunto aborrito mostro ti tenga qui nelle tenebre, perché tu sia la sua amante? Per paura di questo,
    io resterò per sempre accanto a te e non mi partirò mai più da questo palazzo della scura notte: qui,
    qui io voglio rimanere insieme coi vermi che sono le tue ancelle: oh! qui io fisserò il mio sempiterno
    riposo, e scoterò, da questa carne stanca del mondo, il giogo delle avverse stelle.
    Occhi, guardatela per l'ultima volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! e voi, labbra, voi
    che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che
    tutto rapisce! Vieni, amaro conduttore, vieni, disgustante giuda!
    Via, o disperato pilota, precipita d'un colpo sugli scogli, che la infrangeranno, la tua barca afflitta e
    stanca dal mare. Bevo all'amor mio! (Beve) O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. Io muoio così
    con un bacio. (Muore)
     
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    E: *lo guarda stranito* sua moglie? *si scombina i capelli, a quanto pare quel ragazzo era in una situazione decisamente complicata* va bene, se non c'è altra scelta...*prende una lama ed un bracciale dalla tasca e li porge a marianne* Scusi signora Keyen cm ha detto di kiamaris? *le fa in tono dolce, quasi stesse parlando ad una bambina, ma in effetti non sembrava molto grande ank se decisamente attraente*
    M: Mi kiamo Marianne...Marianne Lambert...non provare più a kiamarmi Keyen...*gli fa irritata mostrando i canini*
    E: *le sorride, "che caratterino..."* Ok, Marianne, metti qst bracciale e prendi qst...*gli porge la victoria* è una lama k ècapace di immobilizzare qalsiasi vampiro...sta attenta a non tagliartici però...se no quella k rimane paralizzata sarai tu!! E' solo una precauzione...
    M: *mette il bracciale e prende la lama sente una leggera scossa* e guarda Ethan perplessa*
    E: tranquilla è solo xk sei un vampiro...ma cn quel bracciale la puoi tenere in mano senza problemi a parte quella leggera tenzione...*sospira* bene adesso aspettiamo il nostro ospite...

    Stavo giocando ad un GDR di VampireKnight XD
     
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  10. .:Nibi:.
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    CITAZIONE
    Rotolini di melanzane (ingredienti per 4 persone)

    * 2 grosse melanzane
    * pangrattato
    * 2 pomodori tipo Sammarzano
    * mazzo di basilico
    * 145gr di provola dolce
    * olio extravergine d’oliva
    * sale

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    Meglio di un girapolli
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    Preparazione:

    lavate e pulite le melanzane, eliminate le estremità e la buccia su due lati opposti della melanzana, lasciando il resto della buccia. Tagliate, seguendo il verso del lato più lungo, delle fettine dello spessore di circa ½ centimetro, ogni fettina dovrebbe avere i bordi contornati dalla buccia.

    Fate riscaldare una piastra e cospargete il fondo con un po’ di sale, quindi mettete a grigliare le fettine di melanzana, fatele arrostire da entrambi i lati ed una volta cotte disponetele in un piatto.

    Lavate le foglie di basilico ed usatene un pugnetto per preparare un trito sottile. Mettete circa 5 cucchiai di pangrattato in una terrina ed unitevi il basilico, versate due cucchiai d’olio e mescolate tutto con una forchetta, fino a quando il pangrattato non avrà assunto un colore omogeneo.

    Lavate i pomodori, tagliateli a metà ed eliminate i semi, quindi tagliateli a strisce seguendo il verso del lato più lungo. Tagliate delle strisce di provola delle stesse dimensioni del pomodoro.

    Ora che avete pronti tutti gli ingredienti non vi rimane che comporre i rotolini di melanzane, stendete una fettina di melanzana e cospargete su tutta la superficie un po’ del composto preparato con il pangrattato, fate pressione con il palmo della mano per far aderire il pangrattato alla melanzana, mettete ad una delle estremità della fettina due o tre strisce di pomodoro, una o due di provola, aggiungete una foglia di basilico, qualche lacrima di olio, un pizzico di sale e chiudete la melanzana arrotolandola su se stessa.

    Una volta fatti tutti i rotolini, avete due opportunità, o di consumarli freddi, o riscaldarli in forno per far sciogliere il formaggio. Se decidete di infornare i rotolini, ungere leggermente una teglia da forno e cospargete sul fondo un po’ di pangrattato, quindi disponete i rotolini ed infine spargete un po’ di pangrattato con il basilico e lasciate cuocere in forno a 150 gradi per 15 minuti circa.

    la ricetta delle melanzane °-°
     
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  11. Itsuki Sakuraneko
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    CITAZIONE
    Goudge Elisabeth

    l'autrice di un libro
     
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  12. Satsuki
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    CITAZIONE
    Ci troveremo un giorno
    Non importa quando e non importa dove
    Ma ci troveremo
    Te lo prometto
    Al di là del bene e del male

    Parte del preludio filosofico di Friedrich Nietzsche XD
     
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  13. haru7
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    Garasu no Kamen episodio 11 3/3 cercavo questo episodio su yuttube
     
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  14. paura&delirio
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    vediamo cos ho io^^

    CITAZIONE
    Microsoft . NET Framework 3.5

    che noia..
     
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  15. OuranGirl
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    proviamo..

    CITAZIONE
    sì xò santo dio se ti comporti così signifca ke sei mongoloide!

    ahahahah me lo sono mangiato!! :gnamh:
     
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1328 replies since 30/6/2009, 18:52   6186 views
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